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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2011 alle ore 09:20.
Il servizio ai clienti è fondamentale, ma deve innestarsi su un'ottima base manifatturiera, di cui l'Italia, per fortuna, è ricca. Guido Corbetta, professore di corporate strategy alla Bocconi, non ha dubbi: «Produciamo bene, dobbiamo migliorare, nettamente, la qualità dei servizi post vendita, anche se spesso non è facile».
Perché non è facile?
Perché gli imprenditori di prima generazione sono sempre, quasi necessariamente, concentrati sulla produzione, sottovalutando gli aspetti finanziari e quelli del servizio. Poi perché il mondo sta rapidamente cambiando, la globalizzazione impone regole nuove. Per fare un solo esempio: l'export manifatturiero, soprattutto nelle piccole e medie imprese, era diretto in larga parte verso i mercati europei, mentre ora deve necessariamente posizionarsi su mercati emergenti come l'Asia o Paesi nuovi come Russia o Brasile. Realtà lontane, che richiedono costi alti e capacità superiori, difficile fare da soli, mentre i tedeschi magari riescono a fare squadra come sistema Paese. E sicuramente siamo penalizzati dalla mancanza di campioni internazionali nella distribuzione.
Quale peso hanno i colossi della distribuzione?
Un gruppo come Auchan fa volumi immensi in tutto il mondo e inevitabilmente si porta dietro pezzi di filiera dell'enograstonomia francese. L'esempio più interessante che si è sviluppato negli ultimi anni da noi è Eataly, che promuove nelle principali città del mondo il meglio della fascia alta del made in Italy in fatto di vini e produzioni artigianali di altissimo livello. Ce ne vorrebbero dieci di Eataly, non uno solo.
Ma questo discorso vale solo per il settore alimentare?
No, basta pensare al valore e ai volumi che si porta dietro una catena come Ikea. E gli imprenditori italiani che sono riusciti a entrare nel business del gruppo svedese stanno facendo ottimi affari.
Come si può superare questa situazione?
Dobbiamo imparare, come made in Italy, a lavorare in gruppo. Trovo molto efficaci le missioni di imprenditori organizzate da Confindustria per scoprire nuove opportunità. Ma accanto a queste creazioni di contatti bisogna lavorare molto, mettendo insieme sistema associativo, banche e istituti pubblici per scoprire e presidiare mercati nuovi. Presidiarli, il venditore con la valigetta in mano non basta più. Il mondo richiederà sempre più prodotti con elevato valore aggiunto che deriva, anche, dai servizi che ogni impresa, da sola o in gruppo, sarà in grado di garantire ai clienti.
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