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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2011 alle ore 08:13.

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I nodi prima o poi vengono al pettine. Anche quelli che sono stati incautamente stretti dal legislatore. Così è per la ricongiunzione. La repentina introduzione (nel luglio scorso) di nuove regole che hanno previsto che la riunificazione dei contributi versati a soggetti diversi sia a pagamento si sta trasformando in un problema sociale. Coloro che vorrebbero andare in pensione, ma hanno una vita lavorativa spezzettata fra più gestioni si vedono, infatti, presentare un conto talvolta elevatissimo per riunificare (e far fruttare i propri contributi). Con punte che toccano i 300mila euro.
A finire sotto accusa è, dunque, la disposizione che ha cambiato le regole applicabili in assenza, spesso, di soluzioni alternative praticabili. Oltre, naturalmente, al livello dell'assegno che si deve versare per rimettersi in linea e dare un senso pieno a una vita lavorativa passata a versare contributi. Ora si muovono il Parlamento (con lo strumento della proposta di legge) e il Governo (con un tavolo di confronto). Ma l'obiettivo di una maggiore equità, in un periodo di difficoltà per i conti pubblici, non sembra facile da raggiungere.

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