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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2011 alle ore 06:40.

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Non si può dare torto all'amministratore delegato uscente ed ex commissario Enrico Bondi quando dice che «la Parmalat di oggi è più solida di quella del 2003». Risanare una società tecnicamente fallita non è stata un'impresa facile e di questo gli azionisti hanno dato atto a Enrico Bondi, ieri, durante la sua ultima assemblea alla guida della società. Da applausi il risanamento, il recupero dei crediti, l'uscita di scena, alla guida di una Panda 4X4 grigia, personale. Ma dopo il risanamento era necessaria una fase di sviluppo, con un azionista solido e programmi mirati alla crescita.

Ieri, dopo la lunga battaglia dell'Opa, dei veti incrociati, del decreto sull'italianità è iniziata l'era dei francesi di Lactalis e della famiglia Besnier, che hanno conquistato nove posti su undici nel consiglio d'amministrazione e hanno nominato alla presidenza della società Franco Tatò, uno dei manager italiani di maggiore prestigio e reputazione. La prima mossa è azzeccata. Ora saranno i fatti - dunque i risultati - a dirci se la gestione francese sarà all'altezza degli anni di Bondi e sarà capace di dare dividendi agli azionisti. È questo l'unico metro con cui si misurano le imprese. La nazionalità, del controllo e dei manager, conta poco.

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