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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2011 alle ore 08:04.

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Almeno loro si salveranno. Le auto con i brillanti motori a gasolio "duemila" da 170 cavalli, che vanno per la maggiore sul mercato dei modelli di un certo pregio, non saranno toccate dalla sovrattassa spuntata ieri nelle pieghe delle bozze della manovra finanziaria del Governo. Anzi, sembra che la soglia di applicazione del nuovo tributo (oltre i 125 kiloWatt, che equivalgono appunto a 170 cavalli) sia stata calcolata (o concordata con i costruttori) proprio in funzione di queste vetture.

Ma alcune loro dirette concorrenti, lievemente più potenti, saranno colpite. Quale sarà l'effetto sul mercato è presto per dirlo: l'entità della sovrattassa per il momento non è ancora trapelata.

Dalle anticipazioni date dall'agenzia di stampa Il Sole 24 Ore Radiocor, pare invece assodato che il tributo prenderà la forma di un aggravio sul bollo auto da pagare annualmente e quindi ne seguirà tutte le regole. Da quelle di versamento fino alle sanzioni (ridotte al 3% circa se ci si mette in regola entro il primo anno col ravvedimento operoso e al 30% in seguito) e al contenzioso. L'unica differenza col bollo auto sarà la destinazione: il gettito andrà allo Stato anziché alle Regioni (destinatarie dell'intera parte ordinaria fin dal 1998).

La sovrattassa sulla potenza sembra sostituire quella stangata su «chi ha i gipponi» evocata due settimane fa dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. In effetti, colpire fuoristrada e suv è un'idea suggestiva che da tempo piace un po' a tutte le forze politiche, ma che poi s'infrange su difficoltà pratiche nell'individuare le caratteristiche di queste auto "politicamente scorrette" (l'ultima applicazione pratica risale a vent'anni fa e lo dimostrò in pieno, nonostante il panorama fosse semplificato dal fatto che le suv non c'erano ancora).

Tassare la potenza è invece fattibile, tanto che è stato già fatto nel sistema tariffario in vigore: nell'autunno 2006 si scelse di far pagare, per auto recenti e quindi classificate Euro 4 o Euro 5, 3,87 euro (invece che 2,58 di importo ordinario) per ogni kiloWatt eccedente i 100. Che corrispondono a 136 cavalli, più o meno la potenza di un diesel "duemila tranquillo" o "millesei pepato" oppure di un moderno "millequattro turbo" a benzina montato ormai su molte auto di fascia medio-bassa. La decisione di applicare l'importo maggiorato solo sui kiloWatt eccedenti i 100 ha molto attenuato l'impatto sul mercato di quella manovra. Ora bisognerà valutare come verrà modulata la nuova sovrattassa.

Per ora, se le anticipazioni di ieri verranno confermate, sembra certo solo che la maggior parte delle turbodiesel da due litri di cilindrata (perlopiù berline, station wagon, monovolume e suv medie e grandi), saranno risparmiate: in quelle categorie, i motori presenti nella gamma dei principali costruttori sono declinati in due o tre livelli di potenza, di cui il più alto ha appunto 170 cavalli (alcuni di produzione franco-tedesca si fermano a 163). Stesso ragionamento per le versioni sportive o comunque di prestigio a gasolio di alcune vetture medie (per esempio, Alfa Romeo Giulietta, Citroen Ds4 e Volkswagen Golf Gtd).

Ma ci sono alcune eccezioni. Innanzitutto le Bmw, il cui due litri turbodiesel più potente è sopra i 170 cavalli dal 2008. Poi ci sono le nuove Audi A6, che sono arrivate a 177. E c'è una serie di motori sempre due litri ma biturbo (Lancia, Saab, Mercedes e ancora qualche Bmw) che vanno dai 180 ai 204 cavalli.

Sul fronte dei benzina (comunque meno diffusi in queste categorie) la cilindrata-limite si colloca tra 1,6 e 2 litri.

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