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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2011 alle ore 09:30.
L'ultima modifica è del 09 luglio 2011 alle ore 12:00.

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Questa è la situazione delle trattative sull'innalzamento del tetto del debito negli Stati Uniti: i democratici hanno accettato tagli consistenti alla spesa pubblica. Ma, secondo Ezra Klein, editorialista del Washington Post, stanno premendo per intervenire su «una norma che consente alle aziende di stimare le proprie giacenze meno del costo d'acquisto per abbassare il carico fiscale, sulla scappatoia legale che consente ai direttori degli hedge fund di considerare il proprio reddito alla stregua di plusvalenze, pagando il 15 per cento di aliquota, sulla tassazione dei jet privati, sui sussidi per petrolio e gas e sull'introduzione di un limite alle deduzioni sanitarie per i ricchi».

I repubblicani hanno abbandonato le trattative. Vi rendete conto? C'è la possibilità concreta, se non si riuscirà a innalzare il tetto all'indebitamento, che si scateni una nuova crisi finanziaria, e i Repubblicani preferiscono correre questo rischio piuttosto che acconsentire una riduzione degli sgravi fiscali sugli aerei aziendali. Di fronte a un atteggiamento del genere secondo me il presidente Obama non può e non deve cedere. Farlo equivarrebbe a dire ai repubblicani che possono ottenere tutto quello che lo vogliono, anche le richieste più spropositate; farlo equivarrebbe a condannarsi a un ricatto infinito.

Prima o poi va tracciata una linea oltre la quale non si deve arretrare; sarebbe stato meglio farlo nell'autunno scorso, ma cedere ora significherebbe di fatto la fine della presidenza.

Previsioni economiche
Tre e mezza su quattro, un momento di autoriflessione: durante questa recessione economica è andato tutto come pensavo che sarebbe andato, oppure no? Fin dai primi giorni ho sostenuto quattro tesi principali, in contrasto con tantissimi altri commentatori. Queste erano le tesi:
1 La recessione sarebbe durata molto a lungo, con una fase protratta di ripresa senza occupazione.
2 Finché non fossimo usciti dalla trappola della liquidità, i tassi di interesse sarebbero rimasti molto bassi, anche in presenza di un forte disavanzo di bilancio.
3 Inoltre, sempre finché non fossimo usciti dalla trappola della liquidità, forti incrementi della base monetaria non avrebbero inciso affatto – come nel caso del Giappone – sull'inflazione o sul prodotto interno lordo nominale.
4 Una disoccupazione alta prolungata avrebbe tenuto basso il livello dei salari e dell'inflazione, spingendoci molto probabilmente verso una deflazione alla giapponese.

Per quanto riguarda le prime tre tesi, mi sembra di averci azzeccato in pieno. Per quanto riguarda l'ultima, i salari nominali si sono dimostrati molto più resistenti di quello che mi aspettavo. Non avevo pensato, in effetti, che conosciamo bene il comportamento dei risparmi, degli investimenti e della trappola della liquidità in condizioni di disoccupazione alta, ma non il comportamento dei salari e dei prezzi.
Forse avremo una deflazione alla giapponese, ma è evidente che non succederà ancora per un bel po'.
Rispetto a chi prevedeva per il 2010 una ripresa rapida e robusta, tassi di interesse in forte crescita e/o iperinflazione, però, mi sembra di non essermela cavata troppo male.
Diciamo che ne ho azzeccate tre e mezza su quattro.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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