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Questo articolo è stato pubblicato il 21 luglio 2011 alle ore 09:00.
L'ultima modifica è del 21 luglio 2011 alle ore 09:26.

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Come un missile fuori controllo, la questione morale è esplosa nella maggioranza e si è trasformata in una drammatica questione politica. Il voto favorevole di Montecitorio all'arresto di Alfonso Papa ha scavato un abisso tra Berlusconi e la Lega (Bossi era assente), mettendo il presidente del Consiglio all'angolo.

Erano ventisette anni che la Camera non concedeva l'autorizzazione all'arresto di un deputato. Lo ha fatto ieri con una scelta le cui conseguenze saranno pesanti, destinate a modificare presto o tardi, e forse prima che poi, i rapporti politici nel centrodestra. Lo ha capito il premier prima degli altri quando, al colmo dell'ira ma anche dell'impotenza, ha sibilato d'istinto: «Questo è un voto contro di me».

In fondo è proprio così. Nei calcoli del vertice del Pdl il segreto dell'urna doveva salvare il deputato inquisito e con esso gli assetti interni al centrodestra. È successo il contrario. Il Carroccio è andato in buona parte per conto suo - in omaggio alla linea proposta da Maroni - e non si può escludere che nello stesso partito berlusconiano qualcuno abbia giocato con il destino di Papa per colpire il presidente del Consiglio. Del resto, è ormai noto che esiste una fronda anti-Berlusconi nel Pdl: cautissima e silenziosa, scava un tunnel sotto terra come la talpa di Marx. E quale migliore occasione di un voto segreto sulla questione morale per indebolire il premier?

Alla fine è andata così. Con questo paradosso: il terrore di Berlusconi, cioè di «tornare al '92», agli anni di Tangentopoli e della supremazia della magistratura in Parlamento, rischia di prendere forma. Allora la Prima Repubblica cadde per via giudiziaria. Stavolta, in un contesto comunque diverso, il voto contro Papa, con il suo sapore giustizialista, segnala in sostanza un bisogno urgente di moralizzazione da parte di una maggioranza trasversale: dalla Lega all'Udc al centrosinistra.

E tanta urgenza rivela a sua volta la paura dell'opinione pubblica, di quel risentimento dilagante che corre sul web (si veda il successo del misterioso «SpiderTruman») e si qualifica come movimento anti-Casta. In realtà, un'offensiva anti-politica la cui portata è accentuata dagli errori clamorosi della classe politica in un momento di crisi economica.
In altri tempi Berlusconi avrebbe cavalcato l'onda per poi domarla. Oggi appare un leader sotto assedio e sempre più debole. In questo ha ragione: il voto della Camera è proprio contro di lui. Ma non è il solo dato della giornata.

Sulla questione dei rifiuti a Napoli la maggioranza si è autoaffondata un paio di volte, smentendo le indicazioni del governo. Come dire che l'intransigenza della linea leghista ha contagiato qualche ambiente del Pdl con risultati disastrosi sulla gestione dell'emergenza. Anche in questo caso, dov'è la leadership? Dov'è la capacità d'imporre e di rispettare una disciplina politica nella coalizione? Lo spettacolo di una componente parlamentare che si dissolve e arriva a mettere in difficoltà il suo stesso governo su un tema cruciale per l'immagine dell'Italia come la spazzatura partenopea, si commenta da solo. Ai fini di valutare il futuro della legislatura e lo stato di salute dell'esecutivo, questo episodio è quasi altrettanto grave della vicenda Papa.

Non bisogna dimenticare peraltro quello che è avvenuto a Palazzo Madama, dove il senatore Tedesco, Pd, è stato salvato dall'arresto a differenza del suo collega di Montecitorio. L'interpretazione accreditata parla di un certo numero di voti del Pd che si sono uniti a Pdl e Lega nella segretezza del voto. Come dire: il partito di Bersani è un po' doppiogiochista. Severo alla Camera quando c'è da colpire un avversario politico, astuto e levantino al Senato quando c'è da salvare un proprio esponente. Tuttavia occorrerà capire meglio la dinamica del voto. Allo stato delle cose, c'è da registrare che il Pd respinge sdegnato le insinuazioni e tenta da dimostrare che i voti in soccorso a Tedesco sono arrivati dalla Lega. Quello che non ha voluto fare alla Camera, in altri termini, il Carroccio lo avrebbe fatto al Senato.

Vedremo. Di sicuro, il dato politico della giornata viene da Montecitorio. Lo scollamento della maggioranza sulla questione morale e su Napoli apre le porte a qualsiasi ipotesi, compresa una crisi di governo in tempi ravvicinati. Anche perchè oggi si vota sulla missione in Libia e si rischia un'altra frattura fra Pdl e Lega su un punto strategico come la politica estera e di difesa. La domanda è ancora la stessa: come pensa Berlusconi di recuperare una sembianza di leadership? Come pensa di rinsaldare l'essenziale rapporto con la Lega, visto che le cene di Arcore servono a poco?

Il sasso rotola giù dalla vetta e potrebbe trasformarsi in valanga. Come si sa, la politica non tollera i vuoti di potere. Né l'Italia di oggi può permettersi uno stallo prolungato.

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