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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2011 alle ore 08:18.
L'ultima modifica è del 03 agosto 2011 alle ore 08:08.

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In un modo o nell'altro, oggi in Parlamento qualcosa cambierà. Difficile credere che dopo il discorso di Berlusconi e le repliche politiche tutto resterà come prima. O il presidente del Consiglio riuscirà a recuperare un po' di credibilità ‐ e dunque di autorità personale ‐ o finirà per perderla del tutto. Una terza via non è plausibile. Ne deriva quindi che l'intervento di oggi, prima alla Camera e poi al Senato, si presenta fra i più difficili e cruciali della stagione berlusconiana.

Una sorta di ultima spiaggia. Non a caso il presidente della Repubblica, che ha fortemente voluto questo passaggio parlamentare e che ieri ha di nuovo incontrato Draghi, ha fatto sapere di seguire con estrema attenzione quello che sta per accadere. La parola, dice Napolitano, spetta alle forze politiche «di maggioranza e di opposizione» e alle organizzazioni sociali.

Peraltro tutti sanno che questo confronto, purtroppo quasi fuori tempo massimo, avviene mentre i mercati mordono l'Italia e la indeboliscono giorno dopo giorno. Il che accentua la responsabilità di Berlusconi e la carica di un drammatico senso di urgenza.

Qui s'incontra il punto politico. Che cosa ci si attende dal presidente del Consiglio in un simile frangente? Due cose. La prima è che egli riesca a delineare una cornice di reale coesione politica: espressione «soft» per dire che è il momento dell'unità nazionale. Il che non significa un governo di grande coalizione, ma una convergenza parlamentare su un piano anti-crisi molto coraggioso, impopolare e concordato (almeno nelle sue linee di fondo) con l'opposizione più responsabile e le parti sociali.

La seconda cosa è che Berlusconi cominci a indicare una serie di misure immediate, volte a rassicurare i mercati: misure che possono essere contenute in uno o più decreti e come tali messe ai voti subito. In modo da mettere tutti, maggioranza e opposizione, davanti a scelte precise.
Molti dubitano che il premier sia in grado di fare sia la prima sia la seconda cosa. Lo scetticismo ha qualche fondamento. Berlusconi non è mai stato l'uomo della coesione nazionale, non ha mai cercato accordi con l'opposizione. Tutta la sua storia personale va in una diversa direzione. Un patto dell'ultimora, offerto senza troppa convinzione quando la nave affonda, rischia di essere privo di qualsiasi attrattiva.

Tuttavia è anche vero che l'opposizione non può limitarsi ad attendere che la pera caschi dall'albero. Le preoccupazioni di Napolitano per gli attacchi speculativi all'Italia sono un messaggio rivolto, sì, al governo, ma anche agli oppositori. C'è un pericolo grave, incombente e riguarda il sistema nel suo complesso, sotto il profilo sia politico sia economico.
Ecco perché la giornata di oggi può essere decisiva, specie se la si collega agli incontri di domani con imprenditori, sindacati e banche.

Berlusconi non può cavarsela con un discorso di maniera, concepito per guadagnare tempo e scavallare l'estate. Non può farlo perché i mercati saranno giudici impietosi e potrebbero intensificare la pressione sull'Italia se appena si accorgono che il premier ha sprecato la sua occasione. A sua volta l'opposizione non potrà chiudersi a riccio, reclamando solo le dimissioni del governo. Se verranno proposte misure chiare su cui misurarsi, tutti saranno chiamati a discuterne e a fare la loro parte.

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