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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2011 alle ore 07:50.
L'ultima modifica è del 04 agosto 2011 alle ore 08:32.

Da dicembre Deutsche Bank cominciò a liberare il proprio portafoglio dai titoli sovrani della periferia a cominciare dall'88% di quelli italiani, come riportato dal rapporto trimestrale del direttore finanziario della banca di Francoforte pubblicato a giugno. Nei primi tre mesi del 2011 le assicurazioni vendettero oltre la metà dei titoli greci e cominciarono a liberarsi di quelli della periferia, includendo Spagna e soprattutto Italia. Secondo le statistiche della Bundesbank già tra il 2010 e il febbraio 2011 le banche tedesche si liberarono del 40% dei titoli greci.

Le vendite non passarono inosservate e portarono con sé quelle delle altre banche dei Paesi creditori e naturalmente delle banche americane. Da gennaio le banche americane sospesero le linee di credito alle controparti italiane e da maggio cominciarono a vendere i titoli pubblici. Nel giugno la NordLB, una delle Landesbanken che nel febbraio del 2009 avevano rischiato di fallire, di far dichiarare bancarotta ad almeno un Land tedesco e di travolgere l'intero sistema bancario del Paese, annunciò che avrebbe iscritto i propri titoli greci in portafoglio in base al valore di default. Altre banche seguirono in breve tempo.
Un mese prima che i Governi europei si riunissero a Bruxelles per decidere che parte del debito greco sarebbe stato 'volontariamente' condonato, alcune confuse decisioni francesi e tedesche, nell'intreccio tra politica e mercati, avevano già preso la strada dell'inevitabilità della crisi.

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