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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2011 alle ore 08:03.
L'ultima modifica è del 03 agosto 2011 alle ore 06:39.

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Le ricche Europa e America, gioielli di democrazia capitalista di tipo misto, stanno affogando nei deficit e nei debiti, a causa dello stato assistenziale diffusosi in Europa e negli Stati Uniti. Dal momento che l'Europa lotta per evitare il contagio finanziario e l'America per ridurre i suoi deficit record, i pericolosi livelli debitori minacciano i futuri standard di vita e affaticano istituzioni politiche interne e internazionali.

Le agenzie di rating minacciano ulteriori downgrade; altri prospettano un eventuale crollo dell'euro e/o la fine del dollaro come valuta di riserva globale.

Secondo gli economisti Ken Rogoff e Carmen Reinhart i rapporti debito pubblico/Pil pari al 90% sono riconducibili al drastico ribasso delle prospettive di crescita. Il debt ratio della Grecia è oltre il 120%, quello dell'Italia è all'incirca pari al 100%, e quello degli Usa è al 74%, in rialzo dal 40% di alcuni anni fa e ora prossimo al 90 per cento. Il Fondo monetario internazionale stima che ogni incremento di 10 punti nel debt ratio comporti un abbassamento della crescita economica di 0,2 punti percentuali.

Di conseguenza, incrementi pari al 40-50% del Pil rischiano di tagliare a metà la crescita nel lungo periodo in alcuni Paesi dell'Europa occidentale e di tagliare di un terzo la crescita dell'America - il che si tradurrà in una drastica riduzione della qualità della vita per le generazioni future. Fatto ben più preoccupante, il peso delle perdite bancarie che prima o poi verranno socializzate, e le perdite dei futuri costi sanitari e pensionistici pubblici, senza fondi, sono spesso minimizzati nei dati ufficiali relativi al debito. Inoltre, le problematiche finanze pubbliche di alcuni Governi sub-nazionali, ad esempio, negli Usa e in Spagna, faranno pressioni sui Governi centrali per ottenere aiuti fiscali.

In Europa, gli elettori dei Paesi che contano a livello fiscale, come la Germania e i Paesi Bassi, si stanno tirando indietro di fronte ai salvataggi di Governi, banche e possessori di bond. Gli elettori americani hanno tradizionalmente favorito Governi più piccoli e tasse più basse di quanto non abbiano favorito (o per lo meno tollerato) gli europei. Se si aggiunge la continua rabbia per i salvataggi finanziari, l'enorme spesa e l'esplosione del debito nazionale, alla fine anche i democratici americani – il tradizionale partito fautore della grande spesa pubblica – stanno discutendo una riduzione del deficit.

A seguito dell'ultima profonda recessione americana, avvenuta nel 1981-1982, quando il tasso di disoccupazione toccò un picco superiore a quello registrato nella recente recessione, i democratici criticarono aspramente il presidente Reagan per il deficit pari al 6% del Pil. Ora i repubblicani rimproverano Barack Obama per il deficit che ammonta al 10% del Pil. Simili manovre avvengono anche nei Paesi europei.

Elevati livelli di debito si uniscono in una danza diabolica alla lenta crescita economica. La migliore risposta sarebbe quella di attuare severi controlli sui bilanci, insieme a riforme strutturali volte a promuovere la crescita. Negli Usa, dove l'imposta sul reddito è la più progressiva tra le principali economie del mondo, sono ora al vaglio riforme fiscali federali che abbasserebbero le tasse e amplierebbero la base. In Europa, le riforme strutturali si concentrano sull'innalzamento dell'età pensionabile e sulla flessibilità del mercato del lavoro. Il deleveraging, ossia la riduzione del debito a livello di Governi, istituti finanziari e famiglie è una delle principali cause della lenta ripresa economica. Ma crescita anemica significa minori entrate tributarie e maggiore richiesta di pagamenti per far fronte alle avversità, facendo pressioni sui bilanci pubblici.

La scommessa è quella per cui una ripresa solida e durevole consentirebbe alle banche e alle famiglie di ricostruire i propri bilanci abbastanza in fretta da evitare ulteriori salvataggi. Sinora, però, questa scommessa non sta funzionando così bene e così rapidamente come sperato. I sistemi bancari necessitano di maggiore capitale. La migliore soluzione è il capitale privato, proveniente da utili non distribuiti, nuovi competitori, nuove proprietà e nuovi investimenti. Ma in alcuni casi, non si potrà probabilmente evitare un capitale pubblico aggiuntivo, per quanto spiacevole sia.

I dilemmi debitori che attanagliano l'Europa e gli Usa dimostrano ancora una volta che i leader eletti ignorano i costi nel lungo periodo per raggiungere benefici nel breve, e che agiscono solo se costretti, cercando di destreggiarsi per eludere le leggi economiche e rievocare le leggi dell'aritmetica. Il che implica un periodo di destrutturazione economica e scontri politici che vanno ben oltre i dibattiti scoppiati quest'estate, sull'innalzamento del tetto al debito in America, e sugli Stati sovrani debitori in difficoltà in Europa. Tali dibattiti rappresentano solo un round della battaglia in corso, che riserverà vaste conseguenze politiche ed economiche per gli anni a venire.

(Traduzione di Simona Polverino)
© PROJECT SYNDICATE, 2011

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