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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2011 alle ore 07:51.
L'ultima modifica è del 03 agosto 2011 alle ore 09:05.

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In Italia, un Albo professionale non si nega a nessuno. E così, presto, potranno averne uno anche fisioterapisti, logopedisti, ortottisti e igienisti dentali. Ieri la commissione Sanità del Senato ha impresso il primo sì al percorso (sinora faticoso) del disegno di legge che promette di dare una "casa" e un registro a una ventina di profili tecnico-sanitari e della riabilitazione. La strada è ancora lunga.

Toccherà all'Aula esprimersi e poi il faldone dovrà passare ancora il vaglio della Camera. Ma il solco sembra tracciato. Battaglia di retroguardia corporativa? Nient'affatto, si affrettano a sottolineare maggioranza e opposizione, che ieri hanno votato con unanime intesa. Lotta all'abusivismo nel delicato (e ad alto tasso di lite) mondo della Sanità. In più, se l'Ordine se lo pagano gli iscritti, sullo Stato non pesa. Eppure, qualcosa non quadra.

Con un Paese in crisi, sferzato da un debito galoppante, il mantra degli economisti è da mesi il rilancio della crescita attraverso le liberalizzazioni. Contro l'abolizione tout court degli Ordini professionali tradizionali è bastata la levata di scudi degli avvocati parlamentari a far fare retromarcia al Governo. Forse, in questo momento, il Paese non ha proprio fretta di inaugurare l'Albo degli audiometristi.

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