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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2011 alle ore 08:46.

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In questi giorni è fin troppo facile arrivare alla conclusione che gli Stati Uniti si trovano in una situazione disastrosa e che non potranno più continuare a essere il Paese più potente al mondo.
Per chi nutriva ancora dei dubbi sulla supremazia statunitense, le vergognose trattative sul tetto del debito sono state la conferma definitiva: la superpotenza è in caduta libera. E, naturalmente, l'affossamento della Borsa valori e la possibilità che l'economia ricada in un periodo di recessione non sono altro che un'ulteriore riprova di una débâcle americana senza precedenti.

Perché si tratta di conclusioni sbagliate?
Primo: Wall Street, il Pentagono, Hollywood, Silicon Valley, le Università e le altre fonti da cui deriva il potere degli Stati Uniti sono ancora solide. La Borsa è precipitata e ci saranno tagli che colpiranno il budget di settori come, per esempio, quello delle forze armate. Ma anche così, il vantaggio di cui godono ancora gli Stati Uniti sui propri rivali è talmente ampio che questi tagli non faranno perdere al Paese la prima posizione. Ecco un esempio: solo la flotta della guardia costiera possiede più mezzi navali di tutti quelli delle 12 marine da guerra più importanti a livello mondiale. Non è un caso che gli Stati Uniti spendano di più per la Difesa rispetto a tutti gli altri Paesi. Nelle restanti aree strategiche, la superiorità statunitense è ancora indiscussa.

Secondo: il potere assoluto non è importante. Ciò che conta è il potere relativo rispetto ai concorrenti. Sebbene gli Stati Uniti possano trovarsi in una fase discendente in termini di potere assoluto, anche i concorrenti hanno dei problemi e devono fare i conti con pesanti minacce interne ed esterne, politiche ed economiche. Terzo: la demografia. In quasi tutti i Paesi ricchi la popolazione cresce più lentamente o diminuisce. Negli Stati Uniti aumenta. Inoltre, gli Stati Uniti continuano a essere il polo di attrazione di talenti più potente al mondo. È anche il Paese che favorisce la più rapida integrazione degli immigrati e trae il maggior profitto dalla presenza degli stessi, soprattutto da quelli che possiedono la migliore formazione.

Quarto: quando il mondo si trova in una situazione di panico finanziario e gli investitori cercano un porto sicuro per i propri risparmi, dove vanno? Negli Stati Uniti. Quando tutte le Borse crollarono, la fame di titoli del Tesoro statunitensi superò tutti i record. Fu talmente alta la domanda di queste obbligazioni che il rendimento scese toccando i livelli più bassi mai raggiunti prima. Agli investitori non importava che il proprio capitale venisse remunerato a tassi minimi, dal momento che la priorità era quella di essere sicuri di mettere il proprio denaro nelle casse di un Governo che non avrebbe smesso di pagare. È sorprendente, vero? Stiamo parlando dello stesso Governo e degli stessi titoli la cui solvibilità viene messa ora drammaticamente in discussione. Nemmeno il declassamento del debito sovrano degli Stati Uniti da parte dell'agenzia di rating S&P ha provocato una fuga di capitali. Il mercato finanziario mondiale ha risposto in modo categorico a quanti sostengono che il deplorevole dibattito a Washington sul tetto del debito ha danneggiato irreversibilmente il credito statunitense. Questa teoria può andare bene per gli editoriali o nei dibattiti radiofonici. Tuttavia, coloro che di soldi se ne intendono, non ne hanno tenuto conto e sono rimasti imperturbabili. Gli investitori si esprimono con decisioni, non a parole. E le decisioni dimostrano che gli Stati Uniti, a loro parere, continuano a essere il paese più sicuro al mondo.

Quinto: l'influenza di idee radicali e logoranti sarà transitoria. L'ascesa di gruppi con posizioni estremiste che improvvisamente esercitano un peso determinante e dominano la scena politica per poi sparire con altrettanta rapidità è un fenomeno ricorrente negli Stati Uniti. Il Maccartismo o i vari movimenti populisti ne sono un esempio come lo sono Ross Perot e lo sarà il Tea Party.

Gli Stati Uniti stanno affrontando dei problemi enormi? Sì. Sono deboli? Sì. Più degli altri Paesi? No. Continueranno a essere nel futuro prevedibile il Paese più potente al mondo? Sì.

(Traduzione di Patrizia Nonino)

twitter@moisesnaim

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