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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2011 alle ore 08:07.
L'ultima modifica è del 09 agosto 2011 alle ore 06:38.

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Sul Sole 24 Ore di domenica, Luigi Zingales («Non possiamo più salvarci da soli») considera tre sole possibilità per uscire dalla crisi, e in realtà ne sposa una sola, lo "sdoppiamento" della zona euro e la svalutazione dell'"euro-sud" che dovrebbe essere la nuova valuta dell'Italia. Dunque saremmo nelle mani dei famosi "mercati" che scommettono sul default dell'Italia, e questo non potrebbe essere evitato dalle attuali istituzioni europee.

Zingales non si accorge nemmeno che, en passant, contempla lui stesso un'altra possibilità, che però non gli passa per la testa di considerare, quando dice: «Perché dovrebbe l'operaio tedesco pagare molte più tasse per risparmiare ai ricchi italiani e spagnoli una patrimoniale?». Non si accorge di suggerire l'idea che con una patrimoniale pagata dai "ricchi" italiani si potrebbe ridurre fortemente l'attuale debito pubblico italiano e dunque evitare il default.

Più in generale, è proprio scritto che un popolo nel complesso ricco, ma anche consapevole di sé non possa evitare che il debito pubblico sia condizionato dalle mire di chi compra Btp solo a interessi usurari, speculando sul "rischio" del default? E se si lanciasse un "prestito nazionale" (come nei tempi postbellici) invitando i "ricchi" italiani a sottoscrivere speciali titoli di Stato a interesse modico, inferiore a quello preteso dagli investitori (speculatori) nazionali e internazionali, magari vendendo altri titoli, e a farlo per solidarietà con il Paese? Utopie?
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