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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2011 alle ore 11:24.
La Banca centrale europea ha acquistato soprattutto i BTp a cinque anni, dove si sta realizzando la migliore performance. Oppure no, non è andata così. La Bce si è concentrata sui BTp a dieci anni per tagliare in maniera incisiva lo spread simbolo del rischio-Italia, quello sui Bund. In mancanza di trasparenza, tutto e il contrario di tutto alimenta in questi giorni le voci sulle operazioni di sostegno da parte di Francoforte a favore di prezzi e rendimenti dei titoli di Stato italiani. I brokers e i traders che ricevono gli ordini dalla Bce e dalle 17 banche centrali che hanno adottato l'euro affermano – almeno questo con certezza - che finora l'Eurosistema non ha acquistato BoT, CTz, CcT e BTp indicizzati all'inflazione: non è escluso che lo possa fare in futuro. È stato prescelto al momento il BTp, lo strumento principe del collocamento su scala internazionale del debito pubblico italiano, il titolo tradizionalmente più liquido e quindi anche quello che ha sofferto di più l'allargamento degli spread e del differenziale tra i prezzi denaro e lettera, di acquisto e di vendita.
Nelle prime giornate di intervento, la Banca centrale europea ha scelto la via maestra dovendo domare un mercato secondario da circa 1.600 miliardi di titoli in circolazione. Il primo giorno gli acquisti potrebbero aver superato i 10 miliardi, per imprimere ai tassi un primo spostamento che potesse impressionare il mercato: e così è stato perché il BTp decennale si sta già assestando attorno al 5%, ben lontano dalla barriera critica del 6,5 per cento. Un passo da gigante. Il secondo, terzo e quarto giorno l'entità dell'intervento Bce sull'Italia sarebbe calata attorno ai 2 miliardi giornalieri, se non meno: quanto basta, è da augurarselo, per scoraggiare le ondate di vendita in un mercato dove chi compera al momento è ancora essenzialmente la Bce. I rialzi dei prezzi si rivelano puntualmente un buon motivo per vendere, anche piccoli importi, da parte di quegli investitori che sono ancora intenzionati ad alleggerire il rischio-Italia in portafoglio. Quel che chiede il mercato adesso alla Bce è un ulteriore miglioramento della liquidità sul secondario dove il differenziale tra i prezzi di acquisto e di vendita, pur dopo un marcato restringimento, è ancora lontano dall'aver raggiunto un livello adeguato.
Se la Bce e l'Eurosistema dovessero continuare al ritmo dei 2 miliardi di acquisti al giorno, in qualche settimana nel Securities markets programme finirebbero 50 miliardi di BTp, poco più del 3% dei titoli di Stato italiani in circolazione. Stando alle stime del mercato, la Banca centrale europea avrebbe accumulato dal maggio del 2010 il 20% circa del debito negoziato irlandese e il 15% circa di quello greco. Ma è molto difficile che queste percentuali possano essere raggiunte nel caso di Italia e Spagna, anche a causa delle operazioni di sterilizzazione e drenaggio di liquidità. Per questo motivo, la Bce e il mercato insistono: la vera stretta sullo spread BTp/Bund la imprime innanzitutto l'azione del Governo italiano nel risanamento dei conti pubblici e nel rilancio dell'economia.
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