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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2011 alle ore 08:06.
L'ultima modifica è del 11 agosto 2011 alle ore 06:39.
La Germania e la Svizzera hanno siglato un accordo per risolvere le questioni relative alla fuga di capitali nella Confederazione elvetica, con tutti i connessi rischi (evasione, riciclaggio e quant'altro) a questi movimenti. In pratica si tratta di una versione rivisitata dell'euroritenuta, secondo un meccanismo (cosiddetto piano Rubik) più trasparente e che lega l'importo prelevato in Svizzera al livello di tassazione nello Stato di provenienza.
Inoltre è prevista anche una sanatoria per il passato, che rassomiglia molto allo scudo fiscale italiano, ma con importi più alti rispetto a quelli richiesti agli "scudieri" italiani, ma senza obbligo di rimpatrio. Il piano Rubik, che percorre la via degli accordi bilaterali, era salutato dalla stampa svizzera come una via preferibile – per la Confederazione – a una soluzione in ambito europeo. Il fatto che la Germania (e forse a breve la Gran Bretagna) preferisca questa strada, mostra una volta di più la difficoltà dell'Europa a marciare unita.
Situazione aggravata dal fatto che è in via di revisione proprio la direttiva risparmio che ha creato l'euroritenuta. Se l'accordo verrà ratificato, sarà sancito che con un obolo la Svizzera mette al sicuro da futuri "attacchi" il proprio segreto bancario.
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