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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2011 alle ore 11:30.

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Indietro tutta, abbiamo scherzato. Con due tratti di penna, mascherati da numeri e lettere di rimandi normativi dentro il decreto correttivo della manovra, il Sistri saluta e se ne va. Niente più tracciamento digitale dei rifiuti, chiavette Usb e sistema satellitare di rilevamento, niente più software e hardware ministeriali che si bloccano e non dialogano con quelli delle aziende.

Così, dopo "tre rinvii tre" nell'arco di 18 mesi, e dopo una rivolta delle oltre 300mila aziende divampata a seguito del test del click day dell'11 maggio (che mostrò tutta l'inadeguatezza dell'infrastruttura informatica approntata dal ministero dell'Ambiente) l'acronimo più terrorizzante per il mondo imprenditoriale lascia spazio a tutto quello che doveva soppiantare, dai registri di carico e scarico ai moduli cartacei di dichiarazione.

Non c'è nulla da festeggiare, soprattutto perché quel sistema di tracciamento digitale sarebbe servito a combattere smaltimenti illegali, criminalità organizzata e, in definitiva, la legalità di un comparto tanto importante quanto a rischio di infiltrazioni. Ma non si può nemmeno dimenticare tutto ciò che è successo durante. A cominciare dai costi, ingenti, sostenuti da centinaia di migliaia di aziende per adeguarsi a un sistema che non è mai funzionato. Aziende che hanno tra l'altro già versato due annualità del contributo Sistri.

TAG: Rifiuti

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