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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2011 alle ore 10:53.

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Una volta erano le banche a finanziare le imprese. Ma questa, ormai, potremmo chiamarla «old economy»: la grande crisi finanziaria, che sta colpendo proprio gli istituti di credito, sta stravolgendo anche questo dogma. Così accade che negli ultimi mesi sono aumentati notevolmente in Italia e in Europa i "prestiti" che le imprese fanno agli istituti di credito. Non c'è banchiere, anche ai massimi livelli, che dietro le quinte non lo confermi: le imprese europee, che hanno molta liquidità difficilmente investibile in mercati sottosopra, stanno diventando un bastone di sostegno per il settore creditizio. E lo stesso sta accedendo in Italia. Si potrebbe dire che banche e imprese siano tornate a «fare sistema». Al rovescio, però.

Può sembrare strano, ma le aziende possono farlo. A fine 2010, calcola JP Morgan, in tutta Europa le industrie avevano in bilancio la bellezza di 719 miliardi di euro di cassa. Le imprese statunitensi hanno quasi mille miliardi di dollari di denaro liquido, cash. Solitamente questi soldi vengono investiti in titoli sicuri e molto liquidi, come i titoli di Stato. Ma ora che proprio questo mercato è nella bufera (per cui si trovano i Bund tedeschi che offrono rendimenti bassissimi, i titoli svizzeri addirittura scesi sotto zero e i BTp italiani in difficoltà), tante imprese preferiscono tenere i soldi in banca. E queste ultime, che sono proprio a caccia di liquidità, fanno di tutto per convincerle a farlo: offrono tassi sui depositi sempre più competitivi, propongono investimenti nelle loro obbligazioni, suggeriscono condizioni interessanti. Si strappano la liquidità delle imprese l'una con l'altra.

È così che le aziende, in misura crescente, stanno finanziando gli istituti di credito: accettano le proposte dei loro banchieri e, di fatto, prestano soldi a chi invece dovrebbe prestarli a loro. Insomma: tengono sempre più il denaro depositato in banca e comprano sempre più obbligazioni del loro istituto di credito preferito. Non esistono dati precisi che confermino questo fenomeno, ma sul mercato lo conoscono tutti. Anzi, c'è di più. Sfruttando la bramosia delle banche, che con questi chiari di luna hanno bisogno di liquidità come un bimbo ha bisogno di latte, alcune imprese ci "speculano" sopra. Un tesoriere testimonia che le aziende più grandi, con merito di credito elevato, riescono a ottenere finanziamenti a tassi più competitivi rispetto a quelli che alcuni istituti di credito gli offrono sui depositi: così si fanno prestare dei denari e poi li depositano dove i tassi sono più elevati, per guadagnarci un po'. È questo l'ennesimo paradosso della crisi. È vero che le imprese hanno sempre depositato i denari in banca, ma se ora la cifra sale perché gli istituti fanno di tutto per tenere in casa soldi preziosi, significa che il mondo gira al contrario. Ma forse è giusto così: quando si dice fare sistema...

m.longo@ilsole24ore.com

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