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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2011 alle ore 17:16.

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E così ci lascia, non compianto dai più, il Progetto Sistri, ultima prova dell'esistenza in vita del Ministero dell'Ambiente, almeno per questa prima, corposa parte della XVI Legislatura. È tanto grave quanto triste che sia successo e che soprattutto sia successo in questo modo.

A pochi giorni cioè dall'entrata in vigore della norma che ne statuiva l'inizio dell'operatività, il Sistri viene cancellato sin dai primi riferimenti legislativi che ne avevano timidamente parlato. Non è soltanto una sconfitta per tutto il Sistema Ambiente nazionale, che pure, in parte, aveva erroneamente avversato il progetto, è una sconfitta per la credibilità del Paese, della sua classe dirigente, e della sbandierata lotta alla illeceità nel settore dei rifiuti.

Da Presidente di Assoambiente, carica che ho lasciato a Maggio 2011 dopo cinque anni, ho avuto modo di seguire l'intero evolversi del progetto ed ho avuto modo direttamente con due audizioni parlamentari e attraverso la struttura dell'Associazione che partecipava al tavolo di concertazione con il Ministero, di rappresentare le carenze tecniche e concettuali del modello adottato.

Abbiamo, così, fatto presente, che esistevano problemi per le imprese, soprattutto quelle medio-piccole che avrebbero fatto fatica ad adeguarsi sia in termini organizzativi che di costi; abbiamo evidenziato che la tecnologia adottata avrebbe potuto non essere adeguata (e purtroppo avevamo in parte ragione) perché sottovalutava la mole enorme di dati on line che sarebbe stata chiamata a gestire; abbiamo evidenziato che la norma diventava ancora più stringente per le Imprese già censite ma non intercettava minimamente quelle non "mappate" che avrebbero così continuato ad operare illecitamente nell'anonimato più assoluto.

Ma, pur precisando tutto ciò, abbiamo fatto presente che la nostra Associazione plaudeva all'adozione del provvedimento, che seppur non certamente perfetto (ma perfettibile) rappresentava una svolta epocale e come tale, pur con lo strascico di polemiche, fenomeno tipicamente nazionale, che ne sarebbe seguito, andava reso operativo senza tentennamenti né proroghe.

Ricordo che chiesi al Presidente della Commissione parlamentare, di considerare il fatto che in Italia vige la regola invariata del "niente è più definitivo del provvisorio" e che quindi, piuttosto che rimandare l'entrata in vigore del progetto, sarebbe stato meglio indulgere sul rigore delle sanzioni alle imprese che, in assenza di dolo o colpa grave, si fossero rese inadempienti per motivi organizzativi o di imperizia.

Mi sembrava, in effetti, che pur tra mille polemiche il provvedimento istitutivo del Sistri che stava per entrare in vigore il 16 scorso, avesse tenuto conto proprio di questi aspetti, prevedendo uno scaglionamento dell'obbligatorietà ed un periodo di alleggerimento del sistema sanzionatorio: un decoroso compromesso per un svolta senza precedenti.

Assisto invece oggi ad un sorprendente colpo di spugna, che getta alle ortiche il lavoro di due anni da parte del Ministero e di tutte le parti coinvolte al tavolo e con esso anche le speranze dell'unica grande riforma (unitamente alla revisione del 152, di cui si sono perse le tracce) cui il Dicastero avesse messo mano fino ad ora. Colpevole l'operato del Governo (ed a nulla sono parsi servire gli appelli ed i distinguo del pur lodevole Ministro) ma non meno colpevole il silenzio di Confindustria che questa riforma non ha mai voluto e soprattutto di Assoambiente, che sembra privilegiare l'interesse di pochi rispetto ad un cambio di passo di cui il settore ha estremamente bisogno per sopravvivere.

Un settore martoriato da endemiche illeceità e da una mancanza colpevole di trasparenza deve impegnarsi, senza riserve e senza tentennamenti, proprio su questi fronti se vuole recuperare credibilità e poter attrarre così le risorse finanziarie, di investitori nazionali ed esteri, necessarie per affrontare la vera sfida per la crescita e lo sviluppo del comparto, che passa attraverso un processo di industrializzazione dell'intera filiera. Il Sistri non sarebbe stata la panacea di ogni male, ma sarebbe stato un segnale forte di discontinuità col passato, un segnale che innanzi tutto le imprese del settore avrebbero dovuto raccogliere e cavalcare.

Non tutto è perduto, auguriamoci che il Parlamento in fase di conversione del Decreto, con il supporto vigile delle opposizioni che, pur critiche, hanno sempre colto la portata politica del provvedimento, sappia ripristinare l'operatività di un progetto che diversamente non vedrebbe mai più la luce.
*Ex presidente di Assoambiente, presidente di Kinexia e Waste Italia

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