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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2011 alle ore 08:33.
L'ultima modifica è del 25 agosto 2011 alle ore 08:34.

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Si convocano tra loro con brevi messaggi via Twitter, usando Messenger o con Sms sui telefonini. Sono i no-Tav che anche ieri si sono scontrati contro le forze dell'ordine a Chiomonte, paesino sopra Susa. Ecco uno dei loro "tweet" divulgato ieri pomeriggio, quando è stato necessario allargare il cantiere dove gli operai addetti allo scavo lavorano sempre più preoccupati: «È più che mai indispensabile – dice il messaggio diramato attorno alle 14 – la presenza di tutti/e alla baita Clarea. Chi riesce salga immediatamente». Con messaggi brevi e veloci come questo, le frange "antagoniste" che vengono dalla città si mescolano ai valligiani ed emulano le dinamiche dei rivoltosi ladri dell'altra settimana a Londra. Ma in Val di Susa la vicenda Tav non è una fiammata. Dura da anni, e con ogni probabilità durerà ancora a lungo, a ogni cantiere, a ogni viadotto, a ogni terrapieno. È un lavoro che impone pazienza. Si stancheranno prima le imprese che cercano di costruire l'opera, prima i valligiani o prima i "ribelli urbani" convinti di essere eroi negativi? Di sicuro si sono già stancati gli italiani.

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