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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2011 alle ore 07:32.
Dall'alto del Colle, Giorgio Napolitano vigila con crescente apprensione sul gran caos determinatosi attorno alle modifiche alla manovra in discussione al Senato. La faticosa messa a punto degli emendamenti del governo rischia di porre in discussione la credibilità stessa di una manovra da 45,5 miliardi, varata prima di Ferragosto per rassicurare i mercati nei giorni dell'assalto della speculazione ai nostri titoli pubblici, e che ora rischia di sfilacciarsi giorno dopo giorno. Emendamenti prima annunciati per le 18, poi ulteriormente rinviati al pomeriggio di oggi. Le opposizioni sono sul piede di guerra, e la stessa maggioranza appare ancora alla faticosa ricerca di un equilibrio al suo interno. Per chi, come il presidente della Repubblica, ha chiesto espressamente non più di una settimana fa il massimo della coesione in Parlamento su scelte decisive per il futuro del paese («si facciano le scelte migliori, attraverso un confronto davvero aperto e serio»), quel che sta accadendo in Senato in queste ore è motivo di grave preoccupazione.
In molti ieri a Palazzo Madama hanno colto dietro il reiterato richiamo del presidente del Senato, Renato Schifani alla maggioranza perché si rispettino i tempi proprio il segno della rinnovata preoccupazione del Capo dello Stato. Ieri Napolitano ha ricevuto il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini. Sabato interverrà in videoconferenza al tradizionale forum Ambrosetti di Cernobbio, ed è probabile che rafforzi ancor più i concetti espressi nel suo intervento di apertura al meeting di Cl a Rimini del 21 agosto. Una vera e propria sferzata al mondo politico, con tanto di richiamo a concentrarsi su quell'«autentica svolta» che sola può consentire al paese di uscire dalle secche della bassa crescita e dalla scarsa produttività. L'«angoscioso presente», la crisi di fiducia che si è abbattuta sul nostro debito sovrano ci obbligano alla «concitata ricerca di risposte urgenti». L'invito è stato esplicito: occorre uscire in fretta da «calcoli di parte e logiche di scontro». Al Senato in queste ore sta andando in scena però tutt'altro spettacolo.
D. Pes.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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