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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2011 alle ore 07:40.

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A volte la crisi economica e finanziaria può avere anche risvolti favorevoli, paradossali quanto si vuole, per i risparmiatori. E il calo dei tassi sui mutui ne è la più lampante dimostrazione: a più riprese, sotto questo aspetto, le famiglie negli ultimi anni hanno tratto vantaggio dalle bufere dei mercati, dal crack-Lehman, alla crisi di Atene fino alle turbolenze che quest'estate hanno purtroppo raggiunto il nostro Paese.

Ma i tassi bassi, fossero anche ai minimi storici come un anno fa, servono in fondo a poco se prima la recessione ti toglie il lavoro e poi la stagnazione non ti aiuta a ritrovarlo. Le famiglie che entrano in sofferenza in queste settimane hanno ancora un paio di paracadute a cui appigliarsi: esiste il Piano famiglie ideato dall'Abi a inizio 2010 e pure il Fondo di solidarietà del ministero delle Finanze. Chi ha i requisiti per accedere a queste agevolazioni può respirare per 12 o 18 mesi, agli altri (i lavoratori autonomi, per esempio) non resta che appellarsi al buon senso delle banche (non sempre così diffuso) e sperare. In queste settimane sta però sorgendo un altro problema, quello delle famiglie che non sono in grado di riprendere i pagamenti al termine dei 12 mesi di sospensione semplicemente perché nel frattempo non sono riuscite a trovare un'occupazione stabile.

Grazie al Piano famiglie sono state finora bloccate le rate di quasi 50mila mutui, 31mila soltanto da febbraio a settembre del 2010: per molti di questi sta scadendo o è già finito il periodo di moratoria e sono tornate le difficoltà, anche perché nel frattempo alla normale rata si devono sommare gli interessi maturati durante lo stop. «Nelle ultime settimane abbiamo ricevuto diverse segnalazioni, alle quali per adesso non riusciamo a dare risposta», conferma Fabio Picciolini, segretario nazionale di Adiconsum. Abi e associazioni dei risparmiatori dovranno dunque di nuovo sedersi a un tavolo nelle prossime settimane per trovare una soluzione a una questione che da contingente (un problema legato ai tassi o a un momentaneo rallentamento economico) rischia ormai di diventare strutturale.

La via di uscita non è certo semplice: le banche si oppongono per il momento all'ipotesi di un allungamento del mutuo (opzione che comunque renderebbe a lungo andare più oneroso il carico per le famiglie) o a un prolungamento dei termini di moratoria (difficile anche per una questione di iscrizione nelle poste contabili del bilancio). Si studia anche la possibilità di «trasferire» le famiglie in difficoltà dal Piano famiglie al Fondo di solidarietà con un escamotage che permetterebbe almeno di guadagnare tempo. Ma qui occorre fare i conti con la dotazione in via di rapido esaurimento del Fondo: finora il gestore Consap ha accolto circa 3.500 richieste e ha impegnato (comprese le domande in fase di istruttoria) quasi 18 dei 20 milioni di euro di cassa. Le risorse residue sarebbero quindi sufficienti per accogliere soltanto 600 nuove domande, forse un po' poche per affrontare l'emergenza dei mesi a venire.

m.cellino@ilsole24ore.com

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