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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2011 alle ore 09:45.

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Matt Yglesias, il commentatore politico, è rimasto moderatamente turbato dalla notizia che il presidente Barack Obama avrebbe chiesto consigli sulla situazione economica all'investitore Warren Buffett e all'amministratore delegato della Ford Motor Company Alan Mulally. «La mia speranza è che, più che dei consigli, Obama stia cercando qualcuno che "convalidi" le sue politiche - scriveva Yglesias sul suo blog ThinkProgress il 23 agosto -. Ma la mia impressione è che sia dentro che fuori del Governo ci sia una certa reticenza a rivolgersi a economisti dotati di competenze specifiche su come si affronta una recessione».

Non so quanto sia attendibile la notizia su Obama che chiede consiglio a Buffett e Mulally, ma è sempre bene ricordare che gli uomini d'affari, anche i grandi uomini d'affari, non sono necessariamente competenti quando si tratta di far funzionare l'economia nel suo complesso. Com'è possibile, vi chiederete? Non sono bravissimi a creare occupazione? No, non lo sono. Sono bravissimi a potenziare singole aziende, spesso, anzi di regola, a spese di altre singole aziende. È un'abilità molto importante e redditizia, ma che ha ben poco a che fare con il problema di potenziare un'intera economia, il cui cliente principale è... se stessa.

Realisticamente, anche un'azienda molto grande non ha motivo di preoccuparsi granché, per esempio, se licenziando i lavoratori si riduce la domanda delle cose prodotte dall'azienda. Non ha motivo di preoccuparsi granché se tagliando i salari si ridurrà il potere d'acquisto e la solvibilità dei lavoratori. Per usare il gergo economico, le aziende vivono in un mondo in parziale equilibrio e non hanno mai la necessità di confrontarsi con gli effetti retroattivi alla base dei problemi che affronta un'economia nel suo complesso.

Diverso tempo fa mi sono messo ad analizzare molti numeri degli anni 30 della rivista Fortune, nella speranza di capire quale fosse l'opinione degli imprenditori sulla crisi di allora e sui problemi che ne erano alla base: non ho trovato altro che incoerenza. Mi dispiace, ma i capitani d'industria ne sanno poco di che cosa c'è dietro alle recessioni e alle riprese. E come dice Yglesias, nessuno di loro si è mai trovato alle prese con un'economia imprigionata in una trappola della liquidità. Se sanno qualcosa di utile, di solito è perché hanno studiato economia (guarda caso).

E come sto cercando di spiegare, la scienza macroeconomica di base se l'è cavata piuttosto bene in questa crisi, anche se nessuno sembra
volerci credere.
(Traduzione di Fabio Galimberti)
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