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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2011 alle ore 13:24.
L'ultima modifica è del 04 settembre 2011 alle ore 14:15.

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Più risorse dalla lotta all'evasione nella «logica della prevenzione». Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti ha aggiunto ieri un altro tassello a sostegno della solidità delle nuove coperture inserite nella manovra correttiva. Prevenzione e deterrenza per avviare una «vera riforma strutturale sul fisco nel segno dell'equità», ha aggiunto.

È indirettamente la risposta al fermo richiamo giunto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che dal palco del meeting di Cl a Rimini ha definito l'evasione una «stortura di cui l'Italia ha ancora il triste primato». Che la strada sia ancora lunga lo attestano le cifre in gioco: 120 miliardi di mancato gettito l'anno. A fronte di tali importi, i pur rilevanti risultati raggiunti finora (10,3 miliardi recuperati nel 2010, 11 miliardi nelle stime 2011) appaiono ancora una goccia nell'oceano.
Sulle coperture del decreto resta il problema di fondo: si è deciso di sostituire entrate certe (il «contributo di solidarietà») con la prenotazione di un gettito futuro nella fondata aspettativa che possa essere effettivamente conseguito.

Due o tre miliardi non sono tutta la manovra, si dirà, ed è certamente vero. Peraltro a regime nel 2012-2014, come si legge nella relazione tecnica, il gettito atteso dal contributo di solidarietà ammontava a 3,8 miliardi. Non a caso correttamente le nuove coperture, affidate al pacchetto antievasione, portano nominalmente allo stesso risultato. La questione però non si esaurisce qui. Occorre ora vigilare che nel corso dell'esame parlamentare il già precario equilibrio dei saldi non venga sottoposto a ulteriori scossoni, come paventa Napolitano che sulle coperture vigila con grande attenzione ed ha già attivato la task force del Colle.

Dalla Ragioneria - a quanto si sa - è scattato l'allarme dopo l'approvazione in commissione dell'emendamento Baldassarri-Fli e votato da tutte le opposizioni sulla certificazione dei crediti della Pa. Baldassarri assicura che la norma «non ha niente, tecnicamente, a che vedere con i dati del debito pubblico». Da Via XX Settembre si paventa invece che l'accettazione-certificazione da parte delle amministrazioni pubbliche delle fatture relative ai crediti vantati dalle imprese possa avere un potenziale effetto sul fabbisogno. In aula l'emendamento potrebbe essere soppresso. Massima vigilanza sulle coperture anche per quel che riguarda gli emendamenti già approvati e quelli in via di approvazione.

La prassi, introdotta alla Camera su indicazione di Napolitano, è ormai consolidata: il testo varato in commissione deve raccogliere gran parte delle modifiche, soprattutto se poi si viaggia verso il voto di fiducia. Eventualità che per Napolitano andrebbe scongiurata, e in verità sarebbe un segnale importante nel segno della coesione e responsabilità nazionale auspicate anche ieri dal presidente nel suo videomessaggio al forum Ambrosetti.
Anche il presidente del Senato, Renato Schifani si sta adoperando in questa direzione. Occorre far presto, ha ammonito Napolitano. Già perché con il decreto ancora a lungo aperto alle modifiche aumenta il rischio di un suo stravolgimento. In questo caso tuttavia occorre conciliare l'esigenza della rapidità con la necessità di consegnare alla Gazzetta ufficiale un testo con coperture certissime. Altrimenti il risultato finale potrebbe anche essere tutt'altro rispetto a quello atteso.

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