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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2011 alle ore 12:12.
L'ampia discussione che in vari contesti si è sviluppata in queste ultime settimane sulle aliquote Iva, discussioni che si sono concluse, come era inevitabile, con l'incremento di un punto dell'aliquota ordinaria (dal 20 al 21%) ha manifestato con diverse sfumature l'esigenza di realizzare a livello europeo un'armonizzazione e una modernizzazione dell'imposta che consenta un più immediato adeguamento dei sistemi nazionali.
In effetti, da più parti, anche se per lo più con espressioni atecniche e poco in linea con la normativa europea, si è tentato di giustificare un incremento delle aliquote siano esse ordinarie o ridotte solo per alcune operazioni che non si identificassero con transazioni su beni e servizi di largo consumo o di prima necessità o a contrario si riferissero a beni di lusso.
Al di là delle espressioni utilizzate ("largo consumo", "prima necessità" e "lusso") che per lo più sono di difficile inquadramento oggettivo, è chiaro che la norma Iva deve rispondere a esigenze diverse e, in particolare, deve consentire il corretto funzionamento del mercato interno, evitando distorsioni nella realizzazione di transazioni intracomunitarie.
Comunque, nella logica di rispondere alle finalità sottese alla discussione è anche chiaro che l'Iva può di per sé permettere di agevolare attività o operazioni che abbiano carattere sociale ovvero rispondano a quelle espressioni di largo consumo e di prima necessità.
In particolare già ora il legislatore comunitario ha previsto che alcune operazioni vadano esenti da imposta (quali, per esempio, le prestazioni sanitarie, le prestazioni formative e le iniziative di beneficienza) ovvero siano assoggettate ad aliquote ridotte.
Quello che sembra necessario in questo momento è di considerare con attenzione questi argomenti perché tutti gli Stati Ue stanno affrontando crisi di diversa ampiezza ed è un peccato che tutti vedano l'Iva solo come una risorsa di gettito ovvero come una fonte di inflazione o di riduzione dei consumi. Da questo punto di vista risulta particolarmente interessante l'opportunità che viene dalla stessa Commissione europea che nel 2010, approvando la direttiva sull'aliquota normale, ha deciso di prorogarla al 2015 per procedere in questi anni a una revisione integrale del sistema delle aliquote e in particolare delle aliquote ridotte. È necessario che gli Stati e i Governi facciano la loro parte perché questa opportunità si traduca in concreti risultati di modo che l'Iva diventi un'imposta non solo per ottenere gettito, ma anche per favorire politiche di sviluppo sociale.
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