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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2011 alle ore 13:42.
L'ultima modifica è del 11 settembre 2011 alle ore 15:05.

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Il Tesoro chiederà al mercato tra domani e martedì di rimpolpare le casse dello stato con la sottoscrizione di nuovi prestiti al rischio-Italia, tramite l'acquisto in asta di titoli di Stato con durate dai tre mesi ai nove anni fino a un massimo complessivo di 18,5 miliardi.

Questo importo non è eccezionale, è un quantitativo standard quando confrontato con lo stock dei titoli del debito pubblico da 1.587 miliardi che genera 300 miliardi di emissioni a breve, media e lunga scadenza da rimborsare nell'arco dei prossimi 12 mesi. Ma eccezionale è invece la condizione nella quale si trova il mercato, stritolato dalla morsa dei tentacoli di una crisi, non solo italiana e non solo europea, che è tanto finanziaria quanto bancaria, tanto economica quanto politica. Ed eccezionali sono le turbolenze che il Tesoro dovrà affrontare con il suo fitto calendario delle aste rimanenti in settembre, a partire da domani, dopo l'ennesimo venerdì nero.

Il percorso del gap tra BTp e Bund nel corso dell'ultimo mese la dice lunga sull'intensità eccezionale dell'instabilità del rischio sovrano: raggiunto un picco oltre quota 400 punti agli inizi di agosto, torna in area 270 dopo i rassicuranti, storici primi acquisti di titoli italiani da parte della Bce, si riallarga a 370 a causa delle incertezze sull'efficacia di una manovra continuamente ritoccata e ammorbidita e sui lenti progressi sul fronte della crisi greca e del veicolo potenziato Efsf, si stringe a 330 dopo il rafforzamento delle misure di risanamento dei conti pubblici con voto del Senato, ma ritorna sui 370 a causa delle voci sul default imminente greco, le dimissioni a sorpresa di Stark, capo economista e membro del board della Bce. Lo spread si muove non solo per via dell'aumento del rendimento dei titoli italiani ma anche in seguito al ribasso del rendimento tedesco: ma è un fatto che il BTp decennale ha toccato un picco al 6,4% prima dell'intervento Bce, è riuscito brevemente a perforare al ribasso la soglia psicologica del 5% grazie agli acquisti di Francoforte, ma poi è risalito attorno a 5,70% prima di assestarsi al momento in area 5,40 per cento. Questa volatilità, fotografata nell'ultimo mese e solo sui BTp a dieci anni per non parlare di quelli e tre e cinque anni, perdura da lungo tempo e non rende i titoli italiani particolarmente appetibili in asta: perché quello che può sembrare un buon affare, un ottimo affare al momento del collocamento, si può rivelare un cattivo investimento subito dopo.

Così nel corso di un'asta di titoli di Stato, si concentrano, si rincorrono e si scontrano tutte le forze tecniche ed emotive, in segno positivo e in segno negativo, che muovono i mercati di questi tempi su vari livelli: nazionale, europeo e globale. Rendendo eccezionali di volta in volta i contesti. Capita allora che i BoT annuali in offerta per 7,5 miliardi siano sostenuti dal rimborso di BoT per 7,7 miliardi e dalle aspettative di un possibile taglio dei tassi Bce. Stesso può dirsi per i BTp che saranno collocati martedì tra i 5 e i 7 miliardi: la prossima settimana nell'eurozona vengono rimborsati 30,5 miliardi di titoli a medio-lungo termine, 16 da parte della Germania e 14,5 da parte dell'Italia. Questi rimborsi aumentano la disponibilità liquida nei portafogli: parte di questa liquidità andrà a sostegno dell'asta dei BTp. Un altro fattore, eccezionale rispetto al passato, che alimenta la domanda riguarda il ruolo della Bce: gli addetti ai lavori si attendono domani la conferma di nuovi acquisti effettuati dalla Banca centrale su BTp e Bonos spagnoli per almeno 10 miliardi di euro la scorsa settimana.

Un segnale importante: la Bce non può comprare titoli direttamente in asta ma può garantire una rete di sicurezza alle banche specialist, ai super primary dealer che devono sottoscrivere i titoli in asta per poi rivenderli. Se la domanda degli investitori finali, soprattutto stranieri, langue, la Bce rappresenta un lido sicuro per i bilanci delle banche non più in grado di accumulare posizioni negative (anche in asset swap) collegate ai titoli di Stato con prezzi in discesa. Il Tesoro può affrontare le aste a testa alta, inoltre, dopo l'approvazione al Senato di una manovra che migliora le proiezioni di riduzione del debito-Pil a partire dall'anno prossimo.

In campo, però, scendono nel giorno delle aste anche le forze contrarie e negative, quelle dell'avversione al rischio, del timore del double-dip e del rischio-contagio e che classificano l'Italia tra i paesi periferici con problemi gravi strutturali irrisolti. Sull'Italia pende il verdetto del review sulla "Aa2" di Moody's, che potrebbe arrivare dopo il voto della Camera sulla manovra: il declassamento di un solo gradino potrebbe paradossalmente trasformarsi in una notizia positiva, tenuto conto che il mercato ha scommesso fin dall'annuncio di Moody's a metà giugno sulla retrocessione di due notches. Ma bisogna guardare oltre i confini italiani, per avvertire le forze più destabilizzanti nelle aste di domani e dopo: la gestione della crisi del debito sovrano greco ed europeo resta irrisolta. E il flight to quality si rigenera continuamente con i nuovi interrogativi: cosa accadrà se la partecipazione dei privati alla ristrutturazione "soft" del debito greco non dovesse tagliare il traguardo del 90%? E se si arrestasse il cammino del secondo pacchetto di aiuti ad Atene? E se il potenziamento dell'Efsf dovesse slittare per colpa delle votazioni nei parlamenti di alcuni paesi core? E cosa accadrà alla Bce dopo le dimissioni di Juergen Stark dal board? Allenterà gli acquisti sui BTp oppure, rimosso un ostacolo, riprenderà vigore la politica a favore della stabilizzazione con ricorso a misure eccezionali?

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