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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2011 alle ore 13:21.
L'ultima modifica è del 18 settembre 2011 alle ore 13:25.

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«Dall'euro non si torna indietro. Romano Prodi, da europeista convinto («dite pure fanatico», scherza), non mostra dubbi. L'ipotesi di abbandonare la moneta unica, afferma, è solo «demagogia»; anche «la business community tedesca ne è convinta», nonostante la Germania «abbia un governo non europeista». Occorre, invece, finanziare il debito pubblico degli Stati meno forti e creare «una muraglia contro gli speculatori».

Il Professore commenta con una punta d'ironia la parole del premier, rilanciate ieri dai titoli dei principali giornali italiani: «Ho letto un'intercettazione di Berlusconi in cui dice di fare il primo ministro a tempo perso: la distrazione viene ammessa a livello ufficiale...». Poi, il tono dell'ex premier torna subito grave pensando alla credibilità dell'Italia in Europa.

Prodi era ieri sera a Santa Margherita Ligure per ritirare il premio internazionale «Gozzo d'argento», sezione migliore articolo di economia, assegnato a lui e ad Alberto Quadrio Curzio per l'intervento scritto a quattro mani (e pubblicato sul Sole 24 Ore del 23 agosto) dal titolo «EuroUnionBond per la nuova Europa». Un articolo in cui gli autori propongono la creazione di un Fondo finanziario europeo con capitale conferito dagli Stati Uem e costituito dalle riserve auree del sistema europeo di banche centrali e da obbligazioni e azioni stimate a valori reali. I titoli di questo fondo (EuroUnionBond) potranno finanziarie il debito pubblico delle nazioni più deboli. L'obiettivo è superare la diffidenza, soprattutto tedesca, sugli eurobond.

L'intervento prelude un ritorno di Prodi in politica? «Non ho quell'intenzione ‐ risponde ‐ si tratta semplicemente dell'articolo di un economista che, avendo familiarità con Cina e Usa, non vede come l'Europa possa uscire da un'inferiorità politica se non con una forte unità politica ed economica. E con Quadrio Curzio, che ha una notevole conoscenza tecnica in tema di riserve auree, abbiamo pensato fosse nostro dovere riflettere. Siamo partiti dal fatto che gli eurobond sono indispensabili e che dall'euro non si torna indietro, anche perché nessuno ha davvero convenienza a farlo». Prosegue: «Visto che gli eurobond costituiscono una grande difficoltà politica per i tedeschi, occorreva cercare qualcosa di più tranquillizzante. Abbiamo pensato al possesso dell'oro. Italia e Francia insieme possono contare su 100 miliardi di valore di oro in più, rispetto alla Germania. Inoltre, alle riserve auree abbiamo sommato la garanzia della messa in comune di beni simbolicamente collettivi, come le azioni di aziende pubbliche e grandi reti di energia. Per l'Italia penso a Terna o Rete Gas. La dimensione della garanzia farà in modo che gli speculatori si trovino davanti una muraglia. E questa comune raccolta di risorse potrà servire alla creazione di infrastrutture europee comuni».

EuroUnionBond per la nuova Europa (di Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio)

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