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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2011 alle ore 13:19.
L'ultima modifica è del 18 settembre 2011 alle ore 13:43.

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Quali effetti avrà sui risparmi la nuova tassazione delle rendite finanziarie che entrerà in vigore il 1° gennaio 2012 in base alla manovra di agosto? L'aliquota al 12,5% resterà per i redditi di capitale (e i capital gain) di titoli di Stato, buoni postali e tutti i titoli equiparati.

Essi sono i titoli di Stato dei Paesi iscritti alla White List (tutti quelli con cui l'Italia ha una convenzione sullo scambio di informazioni) e le obbligazioni di enti sovranazionali (Bei, Birs, Ceca, Euratom e così via). Quindi il possibile effetto lesivo sui risparmi non riguarderà una fetta trascurabile degli strumenti utilizzati dai risparmiatori. Per capire come il passaggio dell'aliquota dal 12,5% al 20% potrà influenzare prezzi e rendimenti delle obbligazioni che ne saranno interessate, occorre tenere conto del fatto che gli scambi sui mercati sono effettuati sia da soggetti lordisti (come i fondi comuni, i fondi pensione e tutti gli investitori esteri), del tutto disinteressati alle variazioni dell'aliquota, e soggetti nettisti come i risparmiatori. Laddove questi ultimi sono più importanti, potrebbero esserci degli aggiustamenti al ribasso delle quotazioni, a parità di altre condizioni.

Nei fondi comuni, Sicav, Etf e polizze Vita, la parte di rendimento relativa ai titoli di Stato ed equiparati verrà tassata al 12,5% anche dopo il 1° gennaio 2012. La regolamentazione di questo scorporo è delegata a un decreto del ministero dell'Economia. Va registrato che per l'Ania «resta fuori di dubbio» che nell'ambito dei «piani di risparmio a lungo termine» (ancora non definiti) rientrino anche le polizze Vita. Se così fosse, anche tutto il rendimento delle polizze Vita resterà tassato al 12,5%.
Depositi bancari: non è detto che la riduzione della tassazione sugli interessi dal 27% al 20% si debba tradurre in un rendimento netto futuro superiore per i loro titolari. Perché non è affatto certo che i tassi lordi rimarranno gli stessi!

Questi infatti dipendono dalle tendenze generali dei tassi a breve e dalle politiche commerciali delle varie banche. Quel che è molto probabile è che le banche online che in questi anni hanno puntato ai pronti contro termine come formula contrattuale per la gestione della liquidità per sfruttare l'aliquota 12,5% anzichè 27% dei conti di deposito rivedranno le loro scelte. Perché i pronti contro termine di importo superiore ai 50mila euro possono richiedere un dossier titoli che ora è gravato dal superbollo in base alla manovra di luglio, i conti di deposito certamente no. E poi perché la tassazione dei rendimenti dei Pct passerà dal 12,5% al 20% nella parte rappresentata dallo scarto tra prezzo a pronti del titolo e prezzo a termine, anche quando il loro sottostante è rappresentato da titoli tassati al 12,5% come i titoli di Stato ed equiparati.

Occorre poi chiedersi quali saranno le conseguenze dell'aliquota del 20% sulle obbligazioni bancarie, negli ultimi anni controversa fonte di finanziamento degli istituti di credito nei confronti dei risparmiatori. Dal 1° gennaio 2012 le obbligazioni bancarie non avranno più alcun vantaggio fiscale rispetto ai depositi, e continueranno a esporre gli intermediari a oneri burocratici e organizzativi (prospetti informativi e compliance). Le banche potrebbero quindi avere convenienza a spingere l'acceleratore sui più semplici e garantiti depositi bancari (o sui vecchi certificati di deposito).

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