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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2011 alle ore 07:48.
L'ultima modifica è del 21 settembre 2011 alle ore 09:28.
L'aumento di capitale di Bpm è al palo, appeso all'incognita della governance. Nei programmi iniziali, la complicata ricapitalizzazione fino a 1,2 miliardi sollecitata dalla Banca d'Italia avrebbe dovuto partire in questi giorni. Ma non si è visto nulla. I motori sono spenti. Mediobanca, che si è assunta l'onere di organizzare il consorzio di garanzia e collocamento, ha fatto presente a via Nazionale che l'operazione sarebbe stata ingestibile se non si fosse dato al mercato un segnale, senza ambiguità, sull'assetto gestionale dell'istituto, proponendo l'adozione di un modello dualistico "rafforzato" allo scopo di spezzare il sistema imperante dove i sindacati esprimono il management e contemporaneamente controllano l'assemblea dove vige il voto capitario. La svolta nella governance è caldeggiata anche dalla Banca centrale che avrebbe già studiato sul piano legale l'intervento di ultima istanza per assicurare la "sana e prudente gestione" nel caso in cui la moral suasion non bastasse allo scopo. (A.Ol.)
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