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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2011 alle ore 06:38.

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Per periti industriali, agrari e geometri è tempo di Albo unico



Ho letto l'inchiesta sulle professioni sul Sole 24 ore del 19 settembre. Bella ma parziale. Capisco che la tirannia dello spazio abbia impedito un più largo giro d'orizzonte. Ma limitare, sul tema della riforma degli Albi professionali, la ricognizione ai "soliti noti" sembra confermare quel luogo comune secondo il quale le famiglie non hanno altra aspirazione per i propri figli che vederli un giorno diventare avvocati, ingegneri, architetti. Le cose sono un po' più complesse. Nelle professioni e nelle famiglie. Basterebbe dire del progetto portato avanti da geometri, periti agrari e periti industriali (180mila iscritti) per l'istituzione di un unico Albo delle professioni tecniche di primo livello (cioè aperto a coloro che hanno conseguito una laurea triennale). Vogliamo modernizzare e semplificare. Modernizzare proponendo percorsi formativi e dimensioni professionali in grado di attrarre ed educare le nuove generazioni in aree lavorative che non solo costituiscono passaggi ineludibili nella catena produttiva, ma rappresentano anche una tra le poche risposte efficaci per favorire una corretta implementazione sul territorio delle grandi opportunità offerte dal costante progresso tecnologico. Semplificare istituendo un Ordine ma cancellandone tre (se il criterio fosse adottato anche in altri settori pubblici parleremmo ancora di casta?). Nei mesi che il Governo concede per la riforma, le professioni tecniche sono pronte a lavorare per il suo buon fine. E per questo siamo anche pronti a tagliare le poltrone.
Giuseppe Jogna
(presidente Consiglio nazionale periti industriali)
Arte soppressa in classe
In alcune scuole è stato soppresso l'insegnamento di storia dell'arte. Si vede che conoscere la storia del nostro patrimonio artistico (ed economico) nonché la storia della bellezza per il ministro dell'Istruzione non è importante. Se proprio deve tagliare qualcosa mi chiedo perché il ministro non taglia le ore di tecnica. Alle scuole medie, i miei figli in questi hanno studiato a memoria come si tesse (con tutti i nomi dei componenti di un processo di tessitura), come funziona una falegnameria, scoprendo perfino che cos'è un tamburato. Sanno tutto sul baco da seta. Poiché alle medie l'orario è pesante e i ragazzi hanno intervalli cortissimi in assoluto – soprattutto se rapportati al loro bisogno di movimento – perché non trasformare parte di queste ore in intervallo o non ridurre il monte ore globale?
A. Bruno
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Omicidi invece di «Anno zero»
Giovedì scorso, ho potuto vedere che programma ha preso lo spazio di «Anno zero». Ebbene: tre episodi della serie «Criminal minds», due inediti uno già trasmesso. Capisco che alcuni potevano non gradire i modi e le scelte di Michele Santoro (ma in questo caso potevano benissimo fare zapping). Per altri tuttavia – tra i quali la sottoscritta – si trattava di un appuntamento di informazione. Mi domando invece quale contenuto ci possa essere in questa serie truculenta, dove le persone (donne soprattutto) sono vittime di violenze e di fantasiose perversioni, il tutto condito da risvolti moralisti o pseudoscientifici. In prima serata, su Rai2. È vero, c'è sempre il telecomando, ma gli affezionati di «Anno zero» fanno fatica a trovare qualcosa di interessante. Mi domando anche a quanti inserzionisti piacerà inserirsi tra un accoltellamento e uno stupro.
R. Magno
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Soluzioni violente in politica
Non mi piacciono le parole di Antonio Di Pietro che evoca la possibilità di vittime e morti in un conflitto sociale degenerato. Non mi piacciono perché sono vicine alla realtà, ed è tremendamente possibile che ciò possa avvenire. Per questo motivo si dovrebbe usare un linguaggio che non istighi alla violenza. Invece assistiamo agli estremismi di Umberto Bossi che invoca la lotta armata e alle frasi di Antonio Di Pietro che si appella alla lotta di resistenza. Forse questi politici non hanno ancora capito che una guerra civile in Italia coinvolgerebbe anche loro, e continuano a giocare con le parole. La politica italiana non può affidarsi sempre alla propaganda, ma deve affrontare i problemi sociali ed economici, prospettando soluzioni. Invece sinistra, centro e destra si abbandonano a discorsi demagogici, populistici e spesso violenti.
Lettera firmata
Genova
Giustizia da Terzo mondo
Niente di nuovo sul fronte Giustizia. I processi civili e penali continuano a perdersi nella notte dei tempi. Siamo un Paese da Terzo mondo, dove il diritto dei cittadini ad avere processi in tempi brevi sono calpestati e dove crescono i disagi di chi, per sua sventura, vi si trova intrappolato.
Lettera firmata
La Spezia
Mentre la nave affonda
Sono troppo felice nell'apprendere che Elisabetta Canalis ce l'ha fatta a superare la prima prova di «Dancing with the Stars», un fatto che meriterebbe le prime pagine dei giornali, una storia che tutti dovrebbero leggere. Altro che la crisi di governo, lo spread dei titoli di Stato e il rischio di default, il Paese che va a rotoli, le famiglie che non sanno più come far quadrare i conti. A noi interessa solo una signorina che dopo aver sgambettato a «Striscia» ora è impegnata in una gara di ballo negli Usa. Non ci basta più veder ballare un erede all'eventuale trono del Regno d'Italia che di questi tempi potrebbe anche riconquistare la corona. Balliamo e libiamo ai lieti calici che intanto la nave affonda e noi con essa.
Lettera firmata
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