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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2011 alle ore 06:39.

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Se anche l'Ocse non capisce la scuola che sa bocciare



Non credevamo ai nostri occhi quando nello scorso luglio abbiamo letto sui giornali la sintesi del documento dell'Ocse che, nell'interpretazione dei giornalisti di quasi tutti i quotidiani italiani, invitava i docenti europei a non bocciare gli studenti. In realtà i funzionari dell'Ocse affermano che la bocciatura non aiuterebbe gli studenti in difficoltà, mentre viceversa aumenta i costi per l'istruzione. Inoltre l'Ocse non si rivolge agli insegnanti, ma ai Governi.
È vero che in molti casi la bocciatura non aiuta lo studente, poiché non è in grado di eliminare le sue difficoltà, nella maggior parte dei casi dovute a insufficienti motivazioni allo studio. In altri casi la bocciatura è utile allo studente, lo rende consapevole di non aver raggiunto gli obiettivi minimi e lo sollecita a riconsiderare il suo impegno.
Tuttavia la questione centrale non è questa: il fine principale delle bocciature non consiste nel perseguire il bene dei bocciati, bensì quello di tutti gli altri (cioè i promossi) e dell'intera società. Anche dal punto di vista economico il ragionamento dell'Ocse non sta in piedi: è vero che uno studente delle superiori costa allo Stato circa 5mila euro annui (quindi nell'immediato un calo di bocciature costituisce un risparmio) ma i solerti funzionari dell'Ocse non hanno calcolato quale enorme danno economico ne deriverebbe per la società dal peggioramento della preparazione degli studenti? È ovvio che la bocciatura in sé non è desiderabile: è l'ultima soluzione, quando tutti i tentativi di recupero sono falliti e le competenze minime non sono acquisite (non a caso le scuole di qualità hanno percentuali di non promozione un poco inferiori alla media). Negli ultimi anni, però, l'aumento degli alunni per classe e i ripetuti tagli di bilancio rischiano oggettivamente di aggravare il fenomeno.
Maurilio Lovatti, Stefania Pagnoni,
Paola Baroggi (e 22 docenti del liceo Copernico)
Brescia
Catechismo e pena di morte
Domenica 25 settembre mi ha sorpreso leggere l'articolo di Guido Rossi, in particolare la sua citazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Penso che una citazione parziale sia uno dei modi più fuorvianti per riportare le opinioni di qualcuno. Pochi hanno in casa una copia del testo per verificare la completezza della citazione, e quindi non si sono resi conto di come alla premessa citata da Rossi segua una precisazione molto evidente "i casi di assoluta necessità di soppressione del reo "sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti" e qui il Catechismo cita addirittura la Evangelium Vitae del 1995.
Giovanni Codacci-Pisanelli
Roma
I modelli anti-evasione fiscale
Sono un dirigente d'industria in pensione. Aveva incominciato due anni fa l'economista Giacomo Vaciago commentando e contestando quanto detto da Mario Draghi, con un intervento "a braccio", sul tema della lotta all'evasione e alla economia in nero. Era il giorno delle "Considerazioni finali" del 2010. Questo tema è stato oggi riproposto e argomentato da un illustre economista-sociologo che addirittura parla di "inganno della evasione fiscale". Sono perplesso che questo Paese non abbia più modelli a cui paragonarsi per mettere in ordine economia-fisco-giustizia sociale. Basterebbe spingersi al di là delle Alpi per trovare i modelli che hanno funzionato. Consentendo in pochi anni l'integrazione di 30 milioni di tedeschi dell'Est nel tessuto occidentale. È un Paese manifatturiero come il nostro quindi non è difficile copiarne qualcosa.
Agostino Ghiglione
Roma
Prossimamente
Oggi: prossimamente… un piano di sviluppo in 27 punti. Quasi un anno fa: prossimamente la scossa. Qualche tempo prima: prossimamente le tasse solo in tre aliquote. Ancora prima: prossimamente un milione di posti di lavoro. E così – di prossimamente in prossimamente – sono passati 15 anni. Mi sento come uno spettatore in attesa di vedere un film annunciato. Ma in sala, non non si proietta mai il film per cui siamo entrati. Il pubblico è esasperato. E chiede al macchinista di proiettare finalmente almeno un film tra quelli annunciati con il prossimamente. Mi pare che esista solo la bobina dei "prossimamente". Finché è in tempo il macchinista scappi dalla porta di servizio e lo lasceremo andare.
Lettera firmata

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