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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2011 alle ore 07:46.
L'ultima modifica è del 29 settembre 2011 alle ore 09:12.

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Supponiamo di essere al settembre 2012, e di guardare indietro a questi giorni terribili, in cui incombe una novella ricaduta nella palude della recessione. Che cosa è successo in quei cruciali 12 mesi passati? «Se fosse possibile viaggiare a velocità maggiori di quella della luce, potremmo mandare un telegramma al passato», disse Albert Einstein.

E ora che alcuni esperimenti sembrano adombrare questa possibilità, possiamo tranquillamente ipotizzare che dal futuro siano stati mandati lunghi telegrammi al passato, cioè al nostro presente. Di missive dal futuro ne abbiamo in effetti ricevute due, da due universi paralleli, e non sappiamo quale si riferisce al nostro. Ognuno può scegliere quella che preferisce, secondo inclinazioni dell'animo e disposizioni della ragione. Ma vediamo le due missive.

Roma, 28 settembre 2012
Con le recenti decisioni dei tribunali ad Atene, Parigi e Londra si sono chiuse le ultime code del contenzioso internazionale sollevato dal ripudio del debito greco. I fatti sono noti ma è opportuno ricapitolarli e assegnare colpe e meriti. Quando la Grecia, dopo i sanguinosi disordini iniziati a Salonicco nel novembre dell'anno scorso e proseguiti sulle strade di Atene, ha gettato la spugna, il default ha cominciato a scivolare su un piano inclinato.

I frenetici negoziati hanno cercato dapprima di limitare i danni chiedendo una riduzione del debito del 50%, ma il nuovo Governo greco ha dovuto piegarsi al populismo imposto dalle masse esasperate.
In un simbolico lavacro di quel che era stato prescritto al Paese - una nuova moneta che aveva fatto lievitare i prezzi, un'austerità selvaggia senza rima né ragione, un'abbietta resa alle imposizioni di plutocrazie senza volto - la Grecia ha ripudiato interamente il debito pubblico ed è uscita dalla moneta unica.

Naturalmente, il Governo ha dovuto nazionalizzare le banche, l'inflazione è ripartita massicciamente con una drachma reintrodotta a 550 contro euro (era stata fissata a 340.75 all'ingresso nella moneta unica), il torchio ha lavorato a pieno ritmo e un contenzioso infinito ha accolto la legge che convertiva tutti i debiti in valuta in debiti in drachme.

Dopo sei mesi di caos – il Prodotto interno lordo greco al secondo trimestre 2012 ha registrato un -26.4% rispetto al secondo trimestre 2011 – la situazione si va normalizzando e l'export greco sta aumentando del 12% in volume, sotto la sferza di una competitività ritrovata.

L'euro tuttavia, dopo l'uscita della Grecia ha avuto vita breve. I mercati, come una belva che ha assaggiato il sangue e non vuole altra dieta, non hanno perso tempo con Portogallo, Irlanda e Spagna. Si sono volti invece contro l'Italia perché hanno capito che l'euro era finito e volevano che l'agonia fosse più corta possibile. Il debito italiano è troppo grande per poter essere difeso e l'Europa ha gettato anch'essa la spugna.

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