Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2011 alle ore 08:00.
L'ultima modifica è del 30 settembre 2011 alle ore 08:02.
Il Parlamento tedesco ha approvato l'aumento del fondo salva-Stati. È un passaggio formale che cambia poco nella sostanza: l'aumento da 250 a 440 miliardi serve per intervenire in Grecia, ma la partita ormai si gioca su Italia e Spagna, per le quali servirebbe molto di più.
Anche le altre modifiche al fondo, inclusa la possibilità di intervenire sul mercato secondario dei titoli pubblici, potrebbero avere impatto solo se le cifre fossero molto più grandi. E su questo, nonostante le tante voci di questi giorni, siamo lontani da un'azione concreta.
Ormai è un dato di fatto che i mercati si aspettano una qualche forma di default della Grecia. Per questo la troika (Fmi, Bce, e Commissione europea) sta svolgendo un lavoro delicatissimo e necessario, ma sta anche giocando una partita che può solo perdere. Se abbandonasse la Grecia al suo destino, gli altri Paesi occidentali verrebbero accusati di rinunciare a un tentativo di salvare il salvabile. Se intervengono, come avviene ora, non possono rinunciare a porre condizioni gravose, come i pesanti tagli di bilancio; ma come in molte altre occasioni (dalla crisi asiatica nel 1997 a quella dell'Argentina nel 2001), queste condizioni verranno poi accusate di essere causa della recessione.
In effetti, è inutile illudersi che nel breve periodo la Grecia possa uscire indenne dalle decine di migliaia di licenziamenti nel settore pubblico che il Governo greco ha coraggiosamente accettato. Ma è anche inutile illudersi che si possa fare default a costi contenuti. Dunque che la Grecia prolunghi l'agonia e rimanga sotto la tutela della troika, o che faccia default, inizialmente pagherà un prezzo altissimo.
Paesi asiatici e l'Argentina si sono ripresi piuttosto velocemente, ma i primi due anni sono stati pesantissimi, con costi sociali elevatissimi. Lo stesso succederà in Grecia: quanto tempo occorrerà per riprendersi non lo sappiamo, ma inizialmente saranno lacrime e sangue.
Il lavoro della troika è difficile, e non è realistico pensare che l'Europa si esima dal tentare. Ma oltre al costo inevitabile ma pesantissimo imposto alla Grecia, il prezzo da pagare è che il fantomatico Washington consensus (che in realtà non esiste più, se mai è esistito) verrà accusato ancora una volta di essere la causa vera della recessione greca, quando in realtà la causa fondamentale è che nessun Paese può vivere per anni al di sopra delle proprie possibilità e sperare di non pagare il conto. Quel poco di cultura di mercato che si stava diffondendo nell'Europa meridionale verrà ulteriormente messo in discussione.
L'immagine della troika che scende dalla scaletta dell'aereo e chiede al Governo di licenziare decine di migliaia di dipendenti pubblici non fa che fomentare reazioni populistiche e scomposte, come è avvenuto in altri Paesi in passato.
Forse anche per questo sarebbe meglio prendere atto della situazione, e lasciar dichiarare un default. Dato che niente può salvarla, forse è meglio evitare di generare la convinzione che il crollo della Grecia sia dovuto alla pesante condizionalità della troika.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Ultimi di sezione
-
Italia
Agenzia delle Entrate sotto scacco, rischio «default fiscale»
-
L'ANALISI / EUROPA
L'Unione non deve essere solo un contenitore ma soggetto politico
Montesquieu
-
NO A GREXIT
L’Europa eviti il suicidio collettivo
-
Il ministro dell'Economia
Padoan: lavoreremo alla ripresa del dialogo, conta l’economia reale
-
LO SCENARIO
Subito un prestito ponte
-
gli economisti
Sachs: la mia soluzione per la Grecia