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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2011 alle ore 06:39.
I diritti televisivi del calcio tornano in gioco. Una sentenza della Corte di giustizia europea stabilisce che le emittenti non hanno più nessuna esclusiva territoriale nel proprio Paese a trasmettere le partite che hanno acquisito.
Una liberalizzazione dell'etere i cui effetti sono ancora da quantificare ma che ha già messo sul piede di guerra i broadcaster italiani. Il paragone che qualche esperto sta facendo, pur con le differenze del caso, riguarda i taxi. Una deregulation di questo settore, auspicata da anni, porterebbe al crollo del costo delle licenze, asset per i tassisti, ma a una liberalizzazione di servizi e tariffe.
Così i diritti del calcio. Tuttavia gli scenari che si prospettano sono incerti perché se il copyright "geografico" sulle partite venisse meno, si potrebbe avere come risultato una proliferazione di pay tv low-cost, magari di Paesi "emergenti". Sul telecomando potrebbero convivere alta definizione e commenti in italiano ed effetto neve e telecronache in slovacco.
Oppure lo scenario contrario: che un colosso mondiale come Sky faccia incetta dei match più "internazionali" per poi rivenderli agli altri Paesi. La sentenza potrebbe aver aperto una partita che sembrava chiusa in un orto oligopolistico. Bisognerà vedere, concretamente, quali effetti avrà. L'auspicio è che sia il mercato a decidere.
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