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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2011 alle ore 11:04.

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È del tutto improprio, ma la casualità del fato e del calendario ha portato Mario Draghi a pronunciare le sue parole su un'Italia incapace di crescere anche perché non punta sui giovani, proprio mentre i ragazzi dei licei organizzavano 90 cortei in altrettante città italiane per protestare contro i tagli e per il diritto allo studio. Sempre il caso ha offerto a quei cortei il pathos del testamento spirituale di Steve Jobs. E in poche ore, per cortocircuito di storia e cronaca, una generazione senza voce, se non quella online, si è trovata per "restare affamata e restare folle", secondo lo straordinario credo che il guru di Cupertino ha affidato alle nuove generazioni dal campus di Stanford. Nel merito, la protesta degli studenti italiani – per quanto vasta – risulta un po' di maniera, con slogan generici. Bersagli: privatizzazioni presunte e diritti sfuocati. È sembrata soprattutto una testimonianza, organizzata con i flash mob della rete – ed è forse il dato più rilevante – per significare che anche gli studenti, dopo molti altri spezzoni di società civile, chiedono una politica economica che sappia guardare al futuro. Motivo in più per dare quelle risposte veloci e concrete che da tante parti si chiedono in queste ore al Governo.

Questa generazione di internauti, eremiti in comunità, avrebbe anche potuto sollecitare – seguendo quanto ha detto ieri Draghi – il riconoscimento del merito e dei risultati scolastici come unico passepartout per l'ascesa sociale, per il miglioramento della loro condizione. Ma l'eco su questo è stata flebile. Eppure, per dirla sempre con il Governatore, l'Italia si impoverisce anche perché non sa più valutare il talento delle nuove generazioni e affida alle reti familiari e alle protezioni di genitori e nonni l'equilibrio sociale tra generazioni, di fatto impoverendo di energia e di mezzi i ragazzi di oggi. E dunque tutto il Paese.
La svalutazione del capitale umano dei giovani italiani è un problema strutturale dell'oggi ed è legato – ancora una volta – all'emergenza crescita che chiede risposte coraggiose, rapide e lungimiranti. A cominciare dalle riforme in tema di mercato del lavoro, di welfare e di struttura dei contratti di lavoro che oggi – osserva il Governatore – risultano squilibrati tra settori protetti e non; tra generazioni ipertutelate e generazioni in balia del precariato.

L'aumento del capitale umano, vale a dire anche del tasso di istruzione è uno dei modi per aumentare la produttività globale e consentire alle nostre imprese di modificare, in meglio, anche il paradigma tecnologico. E di crescere e competere. Insomma, portare gli standard della nostra scuola e università al livello degli esempi più virtuosi nel mondo è il vero lasciapassare verso il progresso. Ma significa avere i giovani come obiettivo delle azioni di politica economica. Il loro entusiasmo, i loro sogni.
La crisi globale e italiana è anche un diserbante per i sogni che, tuttavia, se ben organizzati diventano anche business e ricchezza per i singoli e le nazioni (come ancora una volta dimostra l'avventura di Jobs e non solo la sua). Certo sapere (dato di ieri) che nessuna delle università italiane figura tra le prime duecento censite dalla classifica del Times ci dice, una volta di più, che la strada da percorrere è tanta. E che è necessario accelerare il passo.

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