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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2011 alle ore 09:53.
Ci sono senza dubbio le difficoltà nei Paesi dell'Est Europa a zavorrare i conti dell'austriaca Erste Bank, ma il mercato ha ricevuto una sorpresa del tutto inattesa e sgradita. Si è scoperto infatti, solo ieri, che la banca aveva in essere, fin dal 2008, un portafoglione di Cds (i credit default swap) del valore di 5,2 miliardi di euro che era messo fuori-bilancio e quindi non visibile.
Il mega-derivato era ammortizzato sotto la voce di "garanzia finanziaria" e ci sono voluti gli uomini dello Iasb a ricordare, nel luglio 2011, ai vertici del colosso austriaco che ciò non era possibile spiegando che: «I derivati sul credito non possono essere catalogati come garanzie finanziarie secondo gli Ias 39 o gli Ifrs 9». La decisione (quanto meno tardiva a dir la verità) ha scoperchiato un piccolo vaso di Pandora. Erste Bank con la nuova riclassificazione in bilancio ha così dovuto ammettere di avere perdite in conto economico sul derivato di protezione per ben 180 milioni e di ben 460 milioni a livello di capitale. Non bruscolini, dato che quei 460 milioni sono il 9% del valore del maxi-Cds e il 4,5% del patrimonio del gigante austriaco. E così la protezione ha funzionato al contrario. Ma è l'averlo nascosto al mercato il dato più grave. Un colpo alla fiducia che costerà caro.
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