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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2011 alle ore 08:13.
Dove sia il nodo da sciogliere per consentire alle imprese italiane di stare da protagoniste sui mercati internazionali, non c'è dubbio. Aumentare la competitività. Le conferme arrivano ogni giorno: dai dati comparati della produzione industriale, dalle esportazioni. Dal costo del lavoro, dal peso della burocrazia e del sistema autorizzativo. Condizioni ostili, imprese competitive. Ieri la Commissione europea, gli uffici dell'Industria e imprenditoria hanno diffuso i dati della competitività in Europa. L'Italia galleggia nelle posizioni di centroclassifica, sopravanzata da tutti i veri competitor e davanti soltanto ai Paesi dell'Est Europa. La lista delle doglianze è lunghissima: l'Italia si colloca all'ultimo posto nelle regolamentazioni business-friendly per interventi di politica frammentari e non coordinati, gravata da un carico amministrativo elevatissimo. Inoltre è fanalino di coda nella classifica dei ritardi nei pagamenti delle amministrazioni pubbliche. Le Pmi italiane pagano l'elettricità più di qualsiasi altro Paese europeo (a parte Cipro e Malta). La strada? Quel che è stato fatto, per esempio, per il tempo necessario a iniziare un'attività imprenditoriale grazie allo sportello unico e al portale impresa. Meno scartoffie, più mercato. Poi ci pensano le aziende.
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