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Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2011 alle ore 13:12.
A dieci anni dal default dell'Argentina, il primo caso al mondo di un Paese che ha dichiarato la bancarotta, le insolvenze delle società si sono succedute con una rapidità inaspettata: dalla Parmalat ala Cirio fino al più recente caso della banca americana Lehman Brothers (era l'ottobre del 2008), soltanto per citare i casi che maggioramente hanno svuotato le tasche dei comuni cittadini. Si stima che nell'ultimo decennio siano stati più di mezzo milione i risparmiatori italiani che hanno visto andare in fumo i loro denari. E non si tratta di investimenti speculativi di chi pensava di guadagnare più di quanto offriva un titolo di Stato. Le banche hanno le loro responsabilità, i controlli sono stati spesso laschi: circa 20 miliardi di euro sono svaniti in un decennio.
Ad eccezione del caso Parmalat, con risarcimenti capienti per gli ex bondholder, per tutti gli altri casi non si è andati oltre il 15% ma spesso non si è recuperato nulla. In passato era stata avanzata la proposta di utilizzare i conti dormienti per risarcire i risparmiatori coinvolti nei crack. Finora la proposta non si è concretizzata. Il risparmio è un asset prezioso per il Paese e per dargli fiducia si attende una risposta.
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