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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2011 alle ore 08:07.

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Il deludente esito (e non è il primo) dell'asta dei Bund si è sommato ieri all'annuncio di Moody's sulla possibilità di un declassamento della Francia e alle indiscrezioni provenienti da diverse fonti secondo cui il fondo salva-Stati europeo verrà aumentato. Con il risultato di rinfocolare in Germania qualche timore che, partecipando come pilastro agli sforzi dei salvataggi europei, persino la tripla A tedesca sia in pericolo.

In Germania si paventa che un downgrading della Francia inneschi un effetto domino. Parigi è l'ultimo grande Paese dell'Eurozona a poter vantare la tripla A, e l'onere dell'Efsf, una volta declassato il debito francese, ricadrebbe in misura crescente sulla Germania. La circostanza è stata sottolineata da diversi economisti a Francoforte e si innesta in un clima politico in cui ogni ipotesi di ulteriore richiesta di soldi al contribuente tedesco è tabù.
In realtà, le preoccupazioni sulla tenuta del rating di Berlino vengono da più lontano. Ad attizzarle è stato nell'agosto scorso l'incrocio fra i Cds (i derivati che servono ad assicurare contro la probabilità di un'insolvenza o anche un modo per scommettere sul default) della Germania e della Gran Bretagna, con i primi diventati per la prima volta più costosi dei secondi. La causa? Il timore, dopo lo scoppio delle tensioni su Italia e Spagna, che alle casse pubbliche tedesche sia richiesto uno sforzo troppo ingente per far fronte alle difficoltà di questi Paesi 'too big to save', troppo grandi per essere salvati.

Il premio sui Cds tedeschi a 10 anni è 17 volte quello che era nella prima metà del 2008, osserva Hans-Werner Sinn, presidente dell'istituto di ricerca Ifo, di Monaco di Baviera. Il massimo attorno ai 124 punti base toccato più volte a settembre e ottobre, sostiene Sinn, significa che, su un periodo di 10 anni, il mercato attribuisce alla possibilità di un default della Germania una probabilità di quasi il 12%. Secondo l'economista, un'insolvenza di Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna, comporterebbe per la Germania, sulla base degli impegni presi, un costo di 468 miliardi di euro. Se dovesse fare default anche l'Italia, il conto per Berlino salirebbe a 520 miliardi di euro. La Germania, afferma il presidente dell'Ifo, sta minando la sua stessa solvibilità, assumendo rischi che non può controllare.

Non tutti sono così pessimisti: fonti di mercato osservavano ieri che le voci di un rafforzamento delle risorse a disposizione dell'Efsf, che dovrebbe emergere dal vertice europeo del prossimo fine settimana, hanno portato a un piccolo ridimensionamento non solo dei premi sui Cds dei Paesi a rischio, come Italia e Spagna, ma anche di Germania e Francia. Il giorno del giudizio evocato da Sinn non è per questa settimana. Lunedì, a seconda dei risultati del vertice europeo, si vedrà.

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