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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2011 alle ore 08:13.

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Prima del 2008, il totale degli aiuti di Stato in Europa viaggiava su una media annua di 60-65 miliardi di euro. Dopo il fallimento di Lehman Brothers e lo scoppio della grande crisi, la sola Germania ha versato a un'unica banca – la Hypo Real Estate per fare un nome e cognome – aiuti per quasi 140 miliardi: più del doppio rispetto a quel vecchio totale ormai dismesso.

Il Governo inglese è stato di manica ancora più larga con la Royal Bank of Scotland (Rbs) che da sola di miliardi ne ha incassati oltre 160. Forza maggiore? Senza dubbio.

Però, fatti due conti, il pensiero non può non correre immediatamente alla Grecia, a quei 110 miliardi di prestiti ben remunerati che nel maggio 2010 Georges Papandreu ha strappato alla riluttantissima Angela Merkel al prezzo di lacrime e sangue per la sua gente. Oppure agli 85 miliardi andati all'Irlanda a condizioni pesantissime, caduta di un Governo compresa. O ai 78 miliardi ottenuti dal Portogallo sottoscrivendo il terzo patto leonino della serie.

In ciascuno di questi negoziati, uno degli argomenti forti che i tedeschi hanno messo sul tavolo per mettere in riga il terzetto dei reprobi è stato il seguente: come si può chiedere ai contribuenti dei Paesi virtuosi di pagare per quelli che non fanno il loro dovere e violano le regole europee?

Evidentemente l'argomento è buono per i greci, ma non per le banche tedesche, visto che apparentemente non importa se, anche nel loro caso, sono stati spesso comportamenti incauti e dissennati, la calamita di allettanti tassi di interesse nel Sud Europa all'origine delle difficoltà in cui si dibattono. E che si intrecciano proprio con quelle di Grecia & C. In una sorta di nemesi storica, che investe tutta l'eurozona.
Sarà perché domani si terrà a Bruxelles un nuovo vertice dell'euro che spera (ma pochi ci credono) di governare una volta per tutte il binomio potenzialmente esiziale banche-debito sovrano. Sarà perché il morto, i feriti, le proteste di Atene contro un rigore sempre più devastante sono davanti agli occhi di tutti. Sarà perché le marce degli "indignados" in Europa come negli Stati Uniti non possono lasciare indifferenti ma il doppiopesismo, la sensibilità schizoide con cui si sta giocando la partita della duplice crisi europea suscita molte perplessità e altrettanti punti interrogativi.

Sono sempre i numeri a parlare. L'economia della Grecia rappresenta il 2% dell'eurozona e il suo debito il 3%. Fosse stato ben gestito in famiglia, un problema quasi irrilevante.
Tra il settembre 2008 e il dicembre 2010, invece, nel tentativo di stabilizzare un settore investito dalla bufera finanziaria, i 27 dell'Unione hanno mobilitato ben 4.285 miliardi di euro a sostegno degli istituti di credito, cioè il 36% del Pil dell'Unione europea e il 10% del totale degli attivi bancari. Con Germania e Gran Bretagna con una quota ciascuno superiore ai 500 miliardi.

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