Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2011 alle ore 10:31.

My24

Ormai le pubblicità dei conti deposito spuntano ovunque: in banca, alla radio e in tv e pure nei cartelloni stradali. Di fronte a sé il risparmiatore vede tassi che qualche mese fa non osava neppure immaginare e istintivamente si chiede dove si nasconda l'inganno.

In realtà, come si legge nell'articolo a fianco, il fatto che le banche siano disposte a remunerare la liquidità piazzata dal cliente sul conto a un tasso netto che a volte supera il 3% (e quindi proteggere dall'inflazione) è il risultato di più fattori: la riforma delle aliquote sulle rendite finanziarie, che dal primo gennaio abbasserà dal 27% al 20% il prelievo sui guadagni realizzati con questi strumenti; e l'ormai cronica sete di liquidità delle banche, che attraverso i conti deposito riescono a raccogliere quel denaro che spesso faticano a reperire attraverso altri canali.

Se poi ci mettete che la crisi del debito italiano ha fatto lievitare sopra il 3% netto anche il tasso del BoT annuale, naturale concorrente e anche il punto di riferimento dei depositi a termine, il quadro è completo e si potrebbe rispondere: «Non c'è trucco, non c'è inganno». E in effetti gli interessi garantiti dai conti ad alto rendimento rappresentano oggi una valida alternativa per chi vuole evitare la volatilità alle stelle che imperversa sui mercati. Questo non significa, però, che il risparmiatore non debba trattare con accortezza simili prodotti e dedicare tempo allo studio del loro funzionamento.

I migliori tassi si ottengono infatti vincolando il capitale per un periodo prefissato (fino a 24 mesi), perciò è importante informarsi sull'eventuale possibilità di ritirare in anticipo (tutto o in parte) il denaro e su cosa avviene, in quel caso, agli interessi. E qui le banche non si comportano in modo univoco: alcune non permettono lo smobilizzo della cifra prima della scadenza, mentre altre offrono questa possibilità, ma in cambio riconoscono sulla cifra impiegata tassi inferiori o addirittura nulli. Capire in anticipo le regole di prodotti che forse non sono così semplici e immediati come appaiono a prima vista è dunque fondamentale se si vogliono evitare sorprese.

Esistono anche conti che offrono tassi interessanti senza chiedere in cambio il vincolo, ma si tratta perlopiù di offerte «civetta», fatte ad arte per attirare nuovi clienti e che hanno una durata limitata: al termine del periodo si torna in genere a tassi «normali» e il risparmiatore che vuole guadagnare qualcosa in più è costretto a migrare o a scegliere un altro prodotto più rischioso.

A proposito di rischio, uno sguardo è bene anche darlo anche alle garanzie che stanno sotto il prodotto. Per i conti vincolati vale il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), che li copre fino a 100mila euro in caso di insolvenza della banca. Spesso però al cliente vengono proposti dei «pronti contro termine», che non sono garantiti dal Fondo, ma dalle attività sulle quali è costruito il prodotto (il «collaterale»). Queste possono prendere la forma di titoli di Stato o di altre obbligazioni, magari della stessa banca: chiedere informazioni è doveroso, perché saranno questi titoli a restarvi in mano nella malaugurata ipotesi che l'istituto fallisca.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi