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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2011 alle ore 09:35.

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La presentazione della versione sperimentale del nuovo redditometro conferma che questo strumento seguirà, in gran parte, la strada già tracciata con gli studi di settore. Lo strumento si propone di orientare il contribuente – attraverso un software – nella predisposizione della dichiarazione. In sostanza, servirà ad "avvertirlo" che quanto sta dichiarando non risulta coerente con la sua capacità di spesa, e questo potrebbe incentivarlo a dichiarare di più. Al fisco il redditometro servirà per selezionare i soggetti verso i quali indirizzare i controlli. Questi soggetti verranno invitati a fornire ulteriori elementi e poi, eventualmente, al contraddittorio. Se, in quella sede, non sarà trovato un accordo, gli uffici procederanno all'emissione dell'atto di accertamento.
Quest'ultimo non si baserà sui risultati del redditometro, ma verrà generalmente effettuato sulla base del "sintetico puro", cioè sulle spese effettivamente sostenute dal contribuente. L'accertamento potrà essere effettuato, comunque, anche sulla base di un diverso strumento presuntivo in fase di studio, basato sempre sul concetto di spesa. Quindi ci sarà anche una versione "2" del redditometro, che servirà per l'accertamento vero e proprio, con una parte estimativa "residuale" che lo differenzia dal "sintetico puro".

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