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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2011 alle ore 08:50.

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Il sogno della Grande Malpensa, al momento, è rimasto tale: un sogno. L'aeroporto nella brughiera, nato per diventare il secondo hub del Paese dopo Fiumicino, ha registrato nel 2010 un traffico passeggeri (18,9 milioni) inferiore a quello dell'anno 2000 (20,7 milioni). Va detto che l'aeroporto ha subito nel marzo 2008 la mazzata di Alitalia, con il trasferimento in massa dei voli della ex compagnia di bandiera da Malpensa a Roma. Una decisione che ha depresso in maniera significativa i volumi di traffico dello scalo.

Ma anche le ultime novità, con il disimpegno di Lufthansa Italia e la decisione di Air France di trasferire nel più comodo Linate i voli per Parigi, non giovano all'immagine dell'aeroporto. Però Malpensa esiste, resta un'infrastruttura preziosa per il Paese e sarebbe assurdo abbandonare lo scalo al suo destino. Ci sono grandi compagnie aeree, vedi Singapore Airlines, pronte a lanciare voli intercontinentali da Malpensa (il Malpensa-New York, per esempio), ma sono bloccate perché il ministero dei Trasporti non rilascia le necessarie autorizzazioni. Da troppo tempo si parla di rivedere gli accordi bilaterali con i paesi extraeuropei per aiutare lo sviluppo di Malpensa. Risultati: scarsi. È il momento di invertire la rotta.

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