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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2011 alle ore 13:54.
L'ultima modifica è del 30 ottobre 2011 alle ore 13:55.

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È dalle ineguaglianze, come è stato provato sia da Hacker, sia da Lars Osberg, presenti al Convegno, che si creano e si alimentano le crisi di depressione economica, si accumula il debito pubblico e nessuna soluzione pare possibile se i vari governi si dimostrano inadatti sia a livello globale sia a livello nazionale.
Certamente prioritario è interrompere la completa mancanza di disciplina dei mercati finanziari e a evitare che i compensi, i bonus e le stock option di banchieri e manager continuino, nonostante tutto, a salire e a provocare l'aumento della forbice, agevolato dalla speculazione.
Quali rimedi? Certamente quello proposto da Branko Milanovic, di intervenire per aumentare il reddito dei Paesi poveri per poi riuscire a stabilire una vera politica globale contro le disuguaglianze, che garantisca soprattutto uguali possibilità ai cittadini dei vari Paesi, anche perché la cittadinanza ai fini delle ineguaglianze conta molto (e ciò spiega i fenomeni dell'immigrazione).

Nonché quelli individuati da Bruce Ackerman e Julian Le Grand di garantire una maggiore equità di punti di partenza della vita attraverso l'assegnazione di fondi a ciascun individuo, al compimento della maggiore età.
Se poi una nuova disciplina della finanza a livello globale rimane il primo dei problemi, esso può essere risolto solo con un generale accordo politico cioè, come altra volta ho già qui sostenuto, con una nuova Bretton Woods; soluzione questa che pare auspicata anche dal Vaticano, che propone un'Autorità mondiale finanziaria in un quadro giuridico preciso. Il problema a noi più vicino rimane quello europeo; l'Europa è in ritardo su un'integrazione federale, e l'istituzione politica ha ceduto il suo scettro alla Banca centrale europea.

È così questa, con la tipica cecità monetaristica e bancocentrica, a dettare le ricette economiche di austerità ai vari Stati membri, insensibile com'è ai gravissimi problemi delle disuguaglianze, ma anche inspiegabilmente schiava del duopolio franco - tedesco. A loro volta le banche francesi e tedesche, ricolme di titoli tossici e del debito pubblico greco dettano la politica della Banca centrale, facendole immettere liquidità sui mercati, per evitare il loro fallimento – nel quale essa stessa verrebbe trascinata – e la inducono ad ammonire le ben più sane banche italiane.

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