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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2011 alle ore 08:12.
L'ultima modifica è del 03 novembre 2011 alle ore 10:23.

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Neppure il fondo salva-Stati, l'Efsf, ha superato la prova dei mercati. In una giornata di turbolenze alla vigilia del summit del G20 a Cannes, a sopresa è stato deciso di rinviare l'emissione del bond per 3 miliardi di euro «a causa delle condizioni dei mercati». Le parole sono del portavoce del fondo, Christof Roche e testimonano le difficoltà che in queste ore sta vivendo lo strumento che dovrebbe servire a garanzia dei Paesi sovrani.
Già alle prime battute, l'emissione aveva vissuto momenti difficili. Annunciata la scorsa settimana inizialmente per un ammontare di 5 miliardi, la cifra era stata subito ridotta a 3 miliardi. Ora l'Irlanda, il Paese a cui il prestito era rivolto, dovrà attendere: Roche ha garantito che l'emissione verrà riproposta «in un futuro prossimo, ma non più in questa settimana». L'Irlanda come la Grecia e il Portogallo, beneficia di un programma di salvataggio internazionale. Secondo fonti bancarie, l'emissione potrebbe avvenire già la prossima settimana, alla luce del voto di fiducia che il primo ministro greco Georges Papandreou ha chiesto al Parlamento e che è in programma per domani.

Il fondo salva Stati aveva realizzato la prima emissione obbligazionaria a gennaio, collocando 5 miliardi di euro di bond sempre a favore dell'Irlanda: altri due bond erano seguiti per il Portogallo. In totale, l'Efsf deve finanziare 17,7 miliardi di euro di prestiti della zona euro. Il suo ruolo sarà di nuovo al centro dell'incontro del G20 come la lettera inviata al presidente francese Nicolas Sarkozy dal direttore dell'Institute of International Finance (IIF), Charles Dallara ha lasciato intendere. Secondo Dallara, per rendere sostenibile il fondo, è necessario che esso venga sostenuto da sottoscrittori provenienti anche dall'area al di fuori dell'euro. L'istituto internazionale comprende le più importanti banche commerciali e d'investimento oltre alle compagnie di assicurazioni e le società di gestione dei fondi comuni.

Un primo segnale in questo senso è venuto dal Giappone che ha dichiarato di volere continuare a comprare bond emessi dal fondo salva-Stati europeo, con l'obiettivo di aiutare l'eurozona ad affrontare la crisi del debito. Lo ha assicurato, prima di partire per il vertice del G20 di Cannes, il premier giapponese Yoshihiko Noda. «Continueremo a studiare l'acquisto di titoli dell'Efsf», ha detto il primo ministro. Nei mesi scorsi, prima a gennaio e poi a giugno, il Giappone si era attivato comprando circa il 20% dei bond emessi dal fondo salva-Stati europeo, pari ad un valore di 2,7 miliardi di euro. Altri sostegni erano venuti dall'Asia e dai fondi sovrani dei Paesi del Far East, un aiuto che diventerà prezioso dal momento che gli Stati europei saranno impegnati a salvare loro stessi.

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