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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2011 alle ore 09:10.

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Si dirà che alla fine resta pur sempre la Bce che ha risorse quasi illimitate per salvare ogni Paese. Ma aggrapparsi al taglio dei tassi di ieri per pensare che l'istituto di Francoforte abbia un atteggiamento più concessivo è davvero incomprensibile. Dal punto di vista del contrasto alla crisi finanziaria non traspare alcun cambiamento rispetto alla politica di stabilità macroprudenziale di Trichet. Dall'ottobre 2008, la Bce ritiene che tenere ferme le attese di inflazione sia il maggior contributo che può dare alla stabilità finanziaria, mentre è impegnata a fornire ampia liquidità al sistema dei pagamenti. Di fronte a un calo atteso del Pil come quello in atto nella Ue, e anche in Germania, l'intervento della Bce non è affatto un allentamento della presa sull'inflazione.

Anche con Draghi al timone, la Bce continua infatti a dirsi riluttante nell'acquisto di titoli sovrani. La motivazione è quella di voler evitare che il mercato pensi che esista "dominio fiscale" sulla Banca e che quindi si vada verso una monetizzazione del debito e dunque a inflazione. Inoltre gli acquisti di attività non perfettamente sostituibili, come i titoli pubblici di diversi Paesi dell'euro, hanno effetti fiscali che dovrebbero competere più a un'autorità politica che a una banca centrale. Tutto ciò è comprensibile e politicamente conseguente.

Ma oggi rimettere in funzione i canali del credito nell'euro area significa risolvere la crisi del debito sovrano che li ingolfa. Le banche europee stanno riducendo la loro esposizione verso i titoli pubblici fino a bloccarne il mercato. Le autorità di vigilanza di alcuni Paesi chiedono ai loro istituti di ridurre soprattutto la quota di titoli del Sud Europa la cui maggiore rischiosità è dichiarata ora anche dalle autorità europee. A titolo di esempio, la francese Bnp ha tagliato in tre mesi i titoli italiani del 40%, più o meno lo stesso hanno fatto Ing e Barclays. Deutsche Bank ha tagliato del 70% i titoli del Sud Europa da inizio anno. I nuovi requisiti di capitale imposti alle banche peggiorano la situazione.

Secondo dati recenti, la Bce ha l'1,7% del debito europeo in portafoglio (salvo gli acquisti più recenti), contro l'equivalente 18% della Fed e il 20% della Banca d'Inghilterra. La Bce osserva ragione che i suoi acquisti possono essere solo temporanei. È vero infatti che gli acquisti di titoli della banca centrale devono essere coerenti con le politiche fiscali perché essi contrastano solo i sintomi dei debiti e non le loro cause. Dunque la Bce potrebbe essere legittimata a intervenire solo se le cause del debito - spesa pubblica o scarsa crescita - vengono affrontate credibilmente dal Governo italiano.

Risolvere la capacità politica di tagliare il debito e realizzare le riforme in Italia è dunque davvero essenziale. Ed è purtroppo sia doloroso sia logico ricorrere ad autorità esterne per farlo, se il Paese per propria colpa non sa trovare altre soluzioni politiche.

cbastasin@brookings.edu

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