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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2011 alle ore 06:38.
L'ultima modifica è del 11 novembre 2011 alle ore 09:09.
Perquisizioni a tappeto ieri su delega dei sostituti procuratori di Milano Roberto Pellicano e Mauro Clerici nell'ambito dell'inchiesta sui finanziamenti della Bpm alla società Atlantis/Bplus Giocolegale, attiva nel settore dei giochi d'azzardo. Ufficiali della Finanza di Milano hanno eseguito le perquisizioni negli uffici di Bpm e Atlantis/Bplus a Roma e Milano, e a Bologna in quelli di uno studio di commercialisti che gestisce società amministrate dalla figlia di Massimo Ponzellini, ex presidente della banca e attuale presidente di Impregilo, indagato per associazione a delinquere e ostacolo alle autorità di vigilanza. Secondo la Procura, in seno alla banca si sarebbe formata «un'associazione affaristico criminale» composta dallo stesso Ponzellini e dal suo assistente e "factotum" Antonio Cannalire. L'ex presidente ha però smentito dichiarando di sentirsi «tranquillo».
La perquisizione negli uffici di rappresentanza di Atlantis/BPlus a Roma, a Piazza di Spagna, ha avuto due risvolti inattesi. L'amministratore della società, Francesco Corallo, ha dapprima tentato di bloccare i finanzieri invocando una supposta immunità diplomatica. Corallo si è dichiarato ambasciatore della Fao per conto di un Paese caraibico (la sua società-madre ha sede nelle Antille Olandesi, ma pare che il Paese sia un altro).
Verificando questa sua asserzione con il ministero degli Esteri, i finanzieri avrebbero però appurato che la sua pratica non aveva ancora ottenuto l'avallo finale della Farnesina. E hanno tentato di procedere con l'attività di perquisizione. A quel punto si è presentato l'onorevole Amedeo Laboccetta, ex procuratore di Atlantis che formalmente aveva abbandonato ogni ruolo nella società dopo l'elezione.
Dopo essersi qualificato come parlamentare, Laboccetta ha rivendicato la proprietà di un computer e l'ha portato via. «Intendo precisare – ha successivamente scritto Laboccetta in un comunicato – che questa mattina ero andato a trovare presso la sua abitazione in Piazza di Spagna in Roma l'amico Francesco Corallo. Una persona che frequento da oltre trent'anni, e nel momento in cui è giunta la Guardia di Finanza per una perquisizione, doverosamente sono andato via portando con me il mio computer».
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