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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2011 alle ore 08:24.

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Cade a proposito, e in un periodo così drammatico per l'Italia, la prima Giornata della virtù civile in calendario lunedì a Milano sotto l'alto patronato del presidente della Repubblica. È l'Associazione Giorgio Ambrosoli a promuovere l'evento, articolato in più appuntamenti. All'Università Bocconi, per iniziare, con una lectio magistralis di Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria.

È l'esordio della "Lezione Giorgio Ambrosoli" su economia, finanza e legalità in collaborazione con il Centro Paolo Baffi. Sarà lanciata una borsa di studio. Poi spettacoli e proiezioni per le scuole. Al teatro Dal Verme – in memoria dell'imprenditore siciliano Libero Grassi ucciso nel 1991 dalla mafia perché non voleva pagare il pizzo – si terrà, preceduta da una tavola rotonda, la terza edizione del concerto civile Giorgio Ambrosoli. Questi, si sa, era l'integerrimo avvocato liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona, da lui fatto assassinare nel 1979 perché non voleva piegarsi a compromessi. «Sono due esempi, di un imprenditore e di un professionista: svelano con la loro vita che si può scegliere che cittadini essere», commenta Umberto, il figlio di Giorgio, anch'egli avvocato. Parteciperà al dibattito con Pina Maisano Grassi, Alberto Meomartini e Ferruccio de Bortoli: «Oggi abbiamo bisogno di ricordarlo – insiste –, perché non si parla più di bene comune. Sia mio padre sia Grassi hanno intrapreso quella strada fino alla scelta estrema». Nella normalità si può essere testimoni ugualmente forti? «Il pensiero della propria inadeguatezza va rimosso – risponde –.

Ricordo il Dialogo intorno alla Repubblica (Laterza, 2001) tra Norberto Bobbio e Maurizio Viroli in cui il filosofo torinese spiegava che non c'è bisogno di immolarsi, ma che nella quotidianità ci deve ispirare il "desiderio di vivere con dignità". Una virtù civile, argomentava, per uomini e donne che fanno quello che possono per servire la libertà comune: svolgono la professione con coscienza, senza trarre vantaggi illeciti né approfittare della debolezza di altri; vivono la vita familiare nel rispetto reciproco; assolvono i doveri civici, ma sono capaci di mobilitarsi, per impedire che sia approvata una legge ingiusta o per spingere chi governa ad affrontare i problemi nell'interesse comune».

Anche l'indignazione – ultimamente tema caldo e gettonato a ogni latitudine – è nelle corde di Umberto Ambrosoli. Che però avverte: «Ci riguarda come cittadini, bisogna saper dire "io non ci sto". Ma se l'indignazione viene declinata con la violenza, è controproducente. Così come è inutile se soltanto annunciata». Insomma, è una chiamata alla responsabilità a partire dalle piccole cose. «Libero Grassi, con il suo sacrificio, ha indicato una strada molto chiara – incalza Ambrosoli –. La Sicilia è diventata una prima linea emblematica tra l'illegalità e una società che vuole cambiare. Adesso in molti, imprenditori e professionisti, sanno mettersi in rete, stringendo alleanze solidali e rigorose, capaci anche di espellere dalle associazioni di categoria chi non è trasparente o corretto». Proprio ieri il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha avviato ufficialmente un Comitato di cinque esperti per lo studio e la promozione di attività contro i fenomemi di stampo mafioso e della criminalità organizzata sul territorio, anche in vista dell'Expo 2015. Nel pool, oltre a Umberto Ambrosoli, figurano Luca Beltrami Gadola, Maurizio Grigo, Giuliano Turone e Nando Dalla Chiesa: saranno consulenti di Palazzo Marino a titolo gratuito.

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