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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2011 alle ore 08:34.

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L'immagine di Mario Monti, sereno e serio, che riceve l'incarico di formare il Governo, ringrazia il capo dello Stato e impegna se stesso per il riscatto nazionale, è emblematica del passaggio politico straordinario che si è consumato in pochi giorni, da ultimo in poche ore.

È un'immagine che rinvia all'"altra Italia" spesso evocata da Giovanni Spadolini, figura ben nota al presidente incaricato; e a sua volta Spadolini l'aveva ripresa da Ugo La Malfa, secondo un filo tenace e antico che risale indietro nel tempo e si può riassumere così: dal Risorgimento in poi l'Italia migliore trova il suo senso storico e la sua identità se riesce a proiettarsi verso l'Europa e a integrarsi in essa. È lì il suo riscatto.

La missione di Monti consiste oggi nel riportare l'Italia nell'ambito europeo, spezzando quella sorta di cordone sanitario che si era stretto negli ultimi anni intorno al Governo di Roma per ragioni su cui si è già scritto tutto. È un compito di estrema difficoltà, a causa delle circostanze in cui il "Governo del Presidente" dovrà operare, ma rappresenta anche un'opportunità storica per tutte le forze politiche.

Si è visto, del resto, che il populismo mediatico ha compiuto la sua intera parabola: ammiccante e seduttivo in una prima fase, portato a negare o sottovalutare i problemi reali, ha mostrato infine il suo lato più pericoloso. Le allusioni agli oscuri complotti dei poteri finanziari internazionali, veicolati dalla moneta unica, sono l'indizio che siamo molto vicini a un bivio pericoloso. Il populismo è prossimo alla sua fase suprema, si potrebbe dire. La domanda è: c'è nel Paese e nel Parlamento un personaggio o una massa critica in grado di proporre seriamente un messaggio antieuropeo e di costruirvi sopra un progetto politico? Probabilmente no, al netto delle frustrazioni e delle amarezze indotte in un segmento del mondo berlusconiano dalla perdita del potere. Ma quello che oggi appare improbabile potrebbe diventare possibile se non si argina il collasso finanziario e non si restituisce fiducia alla nazione. In primo luogo sotto il profilo morale.

La scalata di Monti comincia qui. Egli avrà dalla sua il sostegno assiduo del presidente della Repubblica, autentico architetto della nuova stagione che si apre. Impegnato come non mai nel favorire il passaggio del fiume. La democrazia non è sospesa, è sembrato dire ieri sera il capo dello Stato, rintuzzando il più pericoloso degli argomenti. Non è sospesa perché l'ipotesi Monti è l'unico modo serio per salvaguardare, non per affossare, la democrazia italiana. E con essa la politica seria. Napolitano e il suo presidente incaricato costituiscono un binomio in grado da solo di restituire una porzione di credibilità al Paese.

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