Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2011 alle ore 08:05.
L'ultima modifica è del 16 novembre 2011 alle ore 08:21.

My24

La luna di miele tra il Governo e i mercati è franata rovinosamente tra i 5 e il 6 luglio. All'ombra dell'outlook negativo "a sorpresa" sulla "A+" di S&P il 21 maggio e la "Aa2" di Moody's sotto osservazione il 17 giugno, nel contesto dunque di spread BTp/Bund già in fibrillazione su debito, crescita e immobilismo politico, l'attesissima conferenza stampa del 5 luglio sulla manovra economica non si tenne.

Cancellata, colpa del «maltempo». In effetti di nuvole nere se ne erano addensate parecchie, tanto su Palazzo Chigi - l'ultima la norma "Salva Mondadori" - quanto sul ministero dell'Economia travolto dal caso Milanese. La conferenza stampa che radunava i ministri-chiave del Governo Berlusconi si tenne in via Venti Settembre il 6 luglio, con una nota dettagliata, distribuita tra i giornalisti e contenente parecchi numeri: non le cifre dei conti pubblici, ma piuttosto le cancellazioni dei voli per maltempo. Il problema furono proprio i numeri forniti in quell'occasione, pochi e confusi al punto che subito dopo la conferenza stampa iniziarono a rincorrersi stime diverse, 40, 46, 48 miliardi e a salire. A gli analisti delle banche estere la clientela istituzionale chiedeva spiegazioni, che non arrivavano.

Ci volle un comunicato stampa chiarificatore del Mef, attorno alle 19:30 quel giorno stesso, per confermare al mercato lo scenario peggiore: gli interventi erano posticipati al 2013 e 2014. Dopo le elezioni, della serie «chi vivrà, vedrà». Un tracollo di fiducia rispetto alle alte aspettative. «Vediamo come la prendono i mercati domani mattina», commentò quella sera un trader. La presero male: «il mercato boccia la manovra, spread BTp/Bund a 226, è record»: era il 7 luglio.
Da quel momento, le risposte politiche del governo Berlusconi alle sollecitazioni dei mercati, della Bce, di Bruxelles e dell'Fmi sono arrivate puntualmente in ritardo, segnando un'escalation di record negativi di rendimenti e spread. «Che fa Tremonti, si dimette?», era la domanda ricorrente dei traders in estate. E il ministro questo lo sapeva, tanto che il 28 luglio aveva aperto una conferenza stampa alla Cdp con una battuta che però non fece granchè ridere: «Vi do una notizia tecnica, mi sono dimesso...da inquilino».

In quelle giornate convulse, con le voci che rimbalzavano nei desk londinesi di un Parlamento che sarebbe andato regolarmente in ferie, i mercati temevano anche l'uscita di scena del guardiano dei conti pubblici, il ministro Tremonti apprezzato per aver tenuto il deficit-Pil italiano sotto la media europea durante la crisi greca. Il 5 agosto, tra scambi sottili ed esasperati, i rendimenti dei BTp salirono alle stelle: la Bce scese in campo acquistando dall'8 BTp e Bonos spagnoli. Ma intanto il 5 stesso Eurotower aveva inviato al governo Berlusconi la lettera a doppia firma di Trichet e Draghi, con una lunga lista di riforme e correzioni per il pareggio di bilancio nel 2013. La manovra del 13 agosto è andata sì nella direzione voluta da Bce e Ue, garantendo l'equilibrio dei conti pubblici (o quasi) per il 2013. Ma i mercati avevano oramai deciso di non concedere più sconti e così si soffermarono sulle stime della crescita troppo elevate nelle manovre berlusconiane e gli interventi eccessivamente restrittivi: il seme dell'incertezza sulla necessità di ulteriori correzioni germogliò allora.

L'inadempienza del Governo sulla realizzazione delle richieste pressanti contenute nella lettera Bce si è manifestata palesemente in autunno: le riforme strutturali per rilanciare la crescita potenziale sono state rinviate di settimana in settimana, al punto che Berlusconi è arrivato a Bruxelles per il Consiglio europeo lo scorso 26 ottobre a sua volta con una lettera di sole promesse. Niente decreto o Ddl. Lo scambio delle missive tra Roma e Bruxelles, con tanto di questionario, ha infuriato i mercati. Nuove, stizzite vendite hanno spinto i rendimenti dei BTp sopra la soglia del 7% e lo spread a quota 576 (soli 100 punti base di distanza dal record storico dei 670 punti segnato il 17 marzo del 1995, però con la lira). I mercati hanno reagito male alle dimissioni «annunciate» di Berlusconi, bene all'arrivo di Mario Monti ma poi male all'incarico «con riserva» per colpa delle resistenze dei partiti politici e poi ancora malissimo quando Berlusconi ha sbandierato la «golden share» sul governo nascente. Stremati da ritardi e rinvii, dalle mezze decisioni e promesse all'italiana, la fiducia degli investitori esteri è ora vincolata a fatti e azioni concrete.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi