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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2011 alle ore 07:50.
L'ultima modifica è del 17 novembre 2011 alle ore 08:24.

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Non è che sia proprio partito di slancio. I dati del ministero della Giustizia sui primi sei mesi di applicazione del tentativo di mediazione obbligatorio per controversie ad alto impatto sul contenzioso civile segnalano un esito deludente. Poche le conciliazioni che arrivano a buon fine, soprattutto perché la parte convenuta il più delle volte neppure si presenta.

Se poi si somma la netta contrarietà degli avvocati, categoria chiave per il successo dell'operazione, le ragioni del flop sono più chiare. Certo, da misurare c'è l'effetto di riduzione delle nuove cause iscritte. Ma su questo si vedrà a breve, quando saranno disponibili le rilevazioni della Giustizia. Intanto però qualche aggiustamento sarebbe pure possibile. Anche perché il progetto era ambizioso e non meriterebbe di finire ingloriosamente. L'allora ministro Angelino Alfano, nell'ultimo periodo prima della nomina a segretario del Pdl, aveva stretto un'intesa di massima con una parte dell'avvocatura per rendere obbligatoria l'assistenza dei legali in tutto il procedimento di conciliazione. Abile escamotage per ammorbidire il fronte degli oppositori o mossa dettata da un vero ripensamento è difficile dirlo. Certo il nuovo Guardasigilli, Paola Severino, potrebbe anche provare a ripartire da là.

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