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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2011 alle ore 07:53.
L'ultima modifica è del 21 novembre 2011 alle ore 06:37.

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Questo è il momento di investire. Vale per le imprese e vale per gli individui. Non c'è dubbio che la competizione sia oggi più difficile e che la situazione sia destinata a peggiorare. Con i trend attuali, tra 10 anni la produzione aggregata di Stati Uniti, Europa e Giappone sarà circa un terzo della produzione mondiale.

In uno scenario di questo tipo è evidente che soltanto le nostre imprese più competitive potranno tenere il passo e giocare un ruolo sia a livello internazionale, sia a livello domestico. Lo stesso discorso vale per gli individui, che si troveranno a competere in un mercato del lavoro globalizzato, in cui saranno presenti giovani, in prevalenza provenienti da Paesi emergenti, con caratteristiche molto diverse da quelle dei manager degli ultimi 20 anni. Se è ormai chiaro che Brics e nuovi Brics hanno in comune quasi solo il tasso di crescita economica, uno dei pochi aspetti di somiglianza è il profilo dei giovani manager: alto livello formativo, orientamento internazionale, flessibilità, propensione al rischio, "prezzo" competitivo.

Il mercato della formazione manageriale europea ha visto un incremento significativo della domanda extra comunitaria che nelle 50 business school più importanti sfiora ormai il 50 per cento. Nei Paesi ad alto tasso di crescita le business school crescono rapidamente, assumono docenti sul mercato internazionale e soprattutto stanno diventando luoghi di incontro di idee e di relazioni di business. In questo quadro, a livello globale, i programmi Mba tradizionali mostrano qualche incertezza per quanto riguarda il reclutamento e il placement, mentre crescono e si consolidano iniziative settoriali, con una forte orientamento applicativo e internazionale.

La flessibilità, l'orientamento al rischio e il prezzo dei giovani manager dei Brics e dei nuovi Brics completano un quadro di crescente vantaggio competitivo per quanto riguarda le risorse umane.
A fronte di questi cambiamenti, la crisi che sta attraversando il nostro Paese tende a spostare l'attenzione prevalentemente sulla soluzione di problemi macro di breve periodo. È invece evidente che la competitività del Paese nel medio periodo non dipenderà solo dall'azione di Governo, ma anche dalla capacità di imprese e manager di essere competitivi. È dunque adesso il momento di investire sui giovani che avranno la responsabilità di guidare l'economia reale del Paese e che si troveranno a competere con coetanei di Paesi molto più proiettati verso il futuro e con una propensione imprenditoriale poco diffusa oggi in Italia.

Quando le risorse sono scarse, è più difficile investire perché l'incertezza rende timorosi o quanto meno molto prudenti. Se da una parte l'apprensione per il futuro è un atteggiamento positivo perché aumenta la soglia di attenzione e aiuta in molti casi a incrementare l'efficienza, evitando errori grossolani, d'altro canto rischia di paralizzare le scelte e tagliare le gambe al futuro. In questo momento serve coraggio ed è necessario trovare le risorse per investire sui giovani e per consentire ai giovani di investire su se stessi. E purtroppo, per quanto possa essere impopolare, è necessario avere uno sguardo strabico per gestire i problemi della disoccupazione giovanile nel suo insieme, ma al contempo per scommettere decisamente su coloro che hanno il potenziale per diventare classe dirigente delle imprese e confrontarsi con la competizione internazionale.

Si è parlato per molti anni di merito, con un vago senso moralista, oggi la valorizzazione del merito è una necessità e una scelta che Stato, imprese e società devono compiere senza indugi, nell'interesse del Paese. Questo è il momento di investire sui giovani ed esistono molti modi per farlo: favorire lo sviluppo di programmi di post-laurea internazionali, sostenere i giovani che hanno le competenze per frequentarli in Italia o all'estero mediante scholarship e prestiti sull'onore, varare incentivi per le imprese che investono in formazione e creano percorsi di mobilità internazionale per i giovani manager, sostenere le business school italiane che favoriscono l'internazionalizzazione. È un investimento che richiede risorse contenute e che assicura un ritorno elevatissimo.
Direttore di Alma Graduate School

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